Dopo l’approvazione “in segreto” del decreto omnibus da parte della premier, Antonio Tajani ha espresso le proprie perplessità su questa mossa improvvisa
Dopo le vicende giudiziarie che hanno scosso la maggioranza, ecco un altro piccolo attrito tra il vicepresidente del consiglio Antonio Tajani e la premier Giorgia Meloni, a causa di un’importante decisione presa senza confrontarsi.
Il leader di Forza Italia non ha affatto gradito la condotta politica di Giorgia Meloni, la quale, lo scorso lunedì, ha approvato senza consultarsi la norma sugli extraprofitti delle banche, contenuta all’interno del decreto omnibus.
“Mi auguro onestamente che in Consiglio dei ministri una cosa come quella avvenuta con la norma sugli extraprofitti delle banche non accada più”, esordisce così Antonio Tajani nella recente intervista a Il Foglio, in cui manifesta senza particolari veli il fastidio causato dall’approvazione del decreto omnibus da pare di Giorgia Meloni. Il provvedimento, consiste in un prelievo del 40% degli utili, che sarebbe stato giustificato dall’aumento degli interessi sui finanziamenti. Tajani, durante l’intervista, ha subito parlato del futuro e di cosa fare per arginare una norma che, senza troppi giri di parole, non piace affatto al terzo partito della maggioranza: “Adesso lavoreremo per migliorarla, andremo avanti per la nostra strada, noi rappresentiamo l’anima liberale del centro-destra, siamo parte del Ppe, mica siamo Fratoianni o Elly Schlein”.
Nonostante le rassicuranti parole in vista del futuro, il vicepresidente del consiglio non nasconde lo stupore: “La norma non era stata concordata, invece doveva esserci una discussione prima e non un dibattito successivo all’approvazione, e inoltre il pacchetto andava annunciato a mercati chiusi. Il motivo per cui non sono avvenuti questi step lo dovete chiedere al presidente del Consiglio e al ministro Giancarlo Giorgetti”. Inoltre, Tajani non chiude ciecamente all’idea di tassare gli extraprofitti, come fece anche Mario Draghi con le società energetiche, ma continua a mettere l’accento sull’importanza di un dialogo, utile a plasmare il provvedimento a immagine e somiglianza dell’intera maggioranza: “Si può fare tutto, ciò che conta è farlo bene e in questo caso le cose potevano essere fatte meglio”.
Tajani spiega le sfumature della norma che non convincono: “Non possiamo sembrare ideologicamente contro le banche. Se servono soldi per il rilancio dello stato è giusto che possano essere presi anche dalle banche, ma senza che questo sembri un atto ostile, dobbiamo preservare la nostra credibilità internazionale, non possiamo permetterci di spaventare gli investitori mostrando un atteggiamento punitivo con gli istituti che, per di più, sono indispensabili nelle situazioni di difficoltà finanziaria, adesso quello che ci preme è rassicurare i mercati, tutelare la nostra credibilità internazionale e rassicura gli investitori”. Infine, Tajani parla di come Forza Italia revisionerà il provvedimento, una volta approdato in Parlamento per la conversione: “Durante il dibattito in Parlamento verificheremo se sia in sintonia con la Costituzione, in particolare dobbiamo tutelare le piccole banche, quelle che sono più vicine ai cittadini, ci saranno delle audizioni e noi presenteremo degli emendamenti, ne valutiamo uno proprio per chiedere di escludere gli istituti più piccoli dalla norma“.