Giovanni Maria Flick, ex presidente della Corte costituzionale e ministro del governo Prodi, commenta il provvedimento dell’esecutivo a trazione Meloni in cui si introduce una tassazione sugli extraprofitti delle banche. Dando un parere non di certo entusiasta. Il suo è un dissenso netto, in cui si rievoca anche un precedente di cinquant’anni prima, nello specifico una sentenza della Corte di Cassazione.
Il rischio, sostiene, è “un controllo politico sulle banche”. La Corte all’epoca riconobbe la natura di impresa privata delle banche italiane, ragion per cui, a suo avviso, sarebbe stato “opportuno definire su quali basi si ritiene che un profitto sia ingiusto”.
Per Flick, intervistato dal Sole 24 Ore, la norma avanzata dall’esecutivo Meloni rischia di porre “una questione di credibilità”, finendo con il rischio di “avere serie conseguenze sul sistema finanziario italiano”. Il giurista evoca la storica sentenza con cui cinquant’anni addietro la Corte di Cassazione riconobbe la natura di impresa privata delle banche italiane, rendendole di conseguenza non assoggettabili alle norme legate all’interesse pubblico.
Per Flick la storia si ripete, come cinquant’anni prima con la sentenza della Corte di Cassazione
Così, secondo l’ex presidente della Corte costituzionale, “oggi la storia si ripete, quando in nome di quello stesso interesse pubblico si pensa di tassare utili che non si ritengono giusti. “Si passa dal rischio di un controllo sul sistema bancario da parte del potere giudiziario a quello di un controllo ad opera del potere politico”, dice Flick.
Il precedente lo vede diretto protagonista, e le sue sono parole di critica e dissenso contro l’annuncio da parte del governo dell’imposizione di un prelievo una tantum sugli extraprofitti realizzati negli ultimi due anni dagli istituti di credito in Italia. “Oggi non sono più i giudici a controllare le attività delle banche considerandole un servizio pubblico o addirittura una pubblica funzione e ritenendole addirittura perseguibili per reati che riguardano la pubblica amministrazione”, afferma l’ex ministro del governo Prodi.
I dubbi di Flick riguardano ad esempio il perché altre attività al di fuori delle banche non finiscano per vedere tassati i propri extraprofitti, oppure quando un profitto è da considerarsi ingiusto. Ragionamenti in punta di diritto che stridono tuttavia con la concretezza e il pragmatismo del governo Meloni, che invece di guardare al dito ha puntato alla luna introducendo una norma che probabilmente porterà un consenso popolare ampio.
Ora ci si chiede se l’atteggiamento avuto mezzo secolo fa dalla Cassazione possa ripetersi anche oggi. Flick non si pronuncia su questo, ma evoca anche il precedente della “Robin Tax” di Tremonti e dice: “Credo che un controllo occorra anche in questo caso e auguro alla Corte di mantenere linearità e coerenza”.