In un Paese sono state date alle fiamme almeno 21 chiese. Le autorità hanno subito fatto partire l’inchiesta e diverse persone sono state fermate.
Svolta nelle indagini sulle chiese incendiate in Pakistan dopo le accuse di blasfemia a due cristiani. Come riportato da TgCom24, che cita i media locali, diverse persone sono finite in manette per essere stati coinvolti in questa vicenda. Per il momento non è stata comunicata la loro posizione nell’attacco che ha mandato in tilt l’intero Paese.
Stando alle prime informazioni, sono finite in manette oltre 100 persone, ma il numero potrebbe aumentare già nelle prossime ore visto che la polizia ha comunicato che saranno analizzate con attenzione le riprese video degli incidenti. Filmati che potrebbero portare gli inquirenti a individuare altri responsabili di questo attacco.
L’allarme è scattato nella mattinata italiana di questo giovedì 17 agosto. Stando a quanto riportato da TgCom24, gli attacchi alle chiese sono collegate alle accuse di blasfemia nei confronti di due cristiani. Alcuni video hanno mostrato centinaia di persone che, armati di manganelli e bastoni, hanno attaccato le chiese e anche abitazioni di cristiani dandole fuoco.
Fortunatamente le autorità locali hanno riferito che i disordini non hanno provocato feriti e morti, ma diversi danni. Inoltre, per paura di ulteriori attacchi, si è deciso di rafforzare la sicurezza delle chiese aumentando la presenza delle forze dell’ordine. Una linea dura presa sia per l’intervento del moderatore della Chiesa del Pakistan, ma anche per mettere in sicurezza tutti i cristiani del Paese visto che in futuro non sono esclusi altri attacchi simili.
Anche l’Italia ha voluto mostrare solidarietà al Pakistan per quanto successo. Il ministro Tajani sui social ha voluto inviare la propria vicinanza al Paese per questo attacco nei confronti dei cristiani e rinnovato l’appello “affinché cessi ogni forma di violenza nei confronti delle minoranze religiose e venga garantita la libertà di manifestare il proprio credo“.