L%26%238217%3Beconomista+Boeri+sul+salario+minimo%3A+%26%238220%3BVi+spiego+cosa+ne+penso%26%238230%3B%26%238221%3B
notiziecom
/2023/08/18/boeri-salario-minimo/amp/
Economia

L’economista Boeri sul salario minimo: “Vi spiego cosa ne penso…”

Published by
Francesco Gnagni

Per l’economista Tito Boeri il salario minimo è un provvedimento che “va fatto”, ma alo stesso tempo “per vedere come va si può partire con prudenza”. Boeri, bocconiano ed ex presidente dell’Inps dal 2014 al 2019, si è infatti detto “favorevole e non da oggi”. 

“Già in un documento per il vertice Ue di Lisbona del 2000, scritto con due economisti inglesi su invito di Tony Blair e Massimo D’Alema, sostenevo la necessità del salario minimo poi introdotto nel Regno Unito ma non da noi”, dice al Corriere della Sera.

Inaugurazione del Festival dell’economia al teatro Carignano. Torino 01 giugno 2023 ANSA/TINO ROMANO

Intervistato dal quotidiano di via Solferino, Boeri ha spiegato che a suo avviso il salario minimo rappresenterebbe “un modo per limitare il potere eccessivo dei datori di lavoro nei confronti dei lavoratori più vulnerabili: giovani, donne e immigrati, che spesso non conoscono bene i loro diritti e pensano di non avere opportunità di lavoro alternative. Senza contare che in Italia le clausole di non concorrenza non bloccano la mobilità solo di allenatori come Spalletti, ma spesso anche di lavoratori a bassa qualifica”.

Le parole di Tito Boeri sul tema del salario minimo

In sostanza, il parere di Boeri va nella direzione contraria di quanto pensa il governo, ovvero che il salario minimo danneggerebbe la contrattazione. “È vero il contrario”, dice l’economista. “Rafforzerebbe la contrattazione, che oggi mostra falle vistose: non riesce a raggiungere un numero crescente di lavoratori e anche dove lo fa non sempre garantisce livelli adeguati: pensiamo ai vigilantes a poco più di 5 euro l’ora”.

(Ansa)

Mentre per quanto riguarda a quale soglia si dovrebbe fare riferimento, l’economista afferma che “per stabilire la soglia adeguata bisogna incrociare le banche dati di Inps, ministero del Lavoro, Istat e Agenzia delle entrate. Si può anche partire bassi, cioè con prudenza, e vedere come va. Ma sparare ora numeri a casaccio serve solo a rafforzare i detrattori del salario minimo”.

Published by
Francesco Gnagni