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Economia

Petrolio, Tabarelli (Nomisma): “Gli arabi? Vogliono i calciatori migliori…”

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Francesco Gnagni

Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, non è per niente ottimista sul futuro che ci aspetta per quanto riguarda l’andamento del prezzo del petrolio. I colpevoli, per Tabarelli, hanno nomi e cognomi ben precisi. “E’ colpa dell’Arabia Saudita che vuole incassare di più perché il principe Mohammed bin Salman vuole comprare i migliori calciatori del mondo”, dice.

“Il costo della materia prima è fuori dal controllo europeo ed è in mano all’Opec e ai Paesi produttori. Noi possiamo fare poco”, sono le considerazioni per niente ottimiste.

(Ansa)

Per Tabarelli, infatti, la situazione che attualmente si sta vivendo in termini di costi del petrolio non va ricercata in luoghi oscuri e lontani, ma in terre ben precise e a cause dei Paesi più ricchi di materie prime. O meglio, dell’Arabia Saudita e di una certa ingordigia che gli arabi starebbero mostrando, ad esempio nel settore sportivo.

Per Tabarelli la colpa è dell’Arabia Saudita che vuole incassare di più

“E’ colpa dell’Arabia Saudita che vuole incassare di più perché il principe Mohammed bin Salman vuole comprare i migliori calciatori del mondo”, dice Tabarelli. “I sauditi possono ridurre la produzione e puntare a un prezzo più alto. Infine, l’Occidente continua a ribadire che intende usare sempre meno petrolio, ma secondo me è molto difficile trovare delle alternative. Se oggi tagliamo gli investimenti, in futuro avremo meno offerta e prezzo crescente“.

Il presidente di Nomisma Energia lo ha affermato in un’intervista rilasciata a Il Giornale, mettendo a confronto la situazione araba con quella italiana. Parlando cioè della “stessa speculazione che ha portato Mancini a dimettersi dalla Nazionale”. “Le sirene dei soldi dei sauditi già in passato hanno portato a fare il campionato mondiale di calcio in Qatar. Siamo noi Paesi consumatori che paghiamo dei prezzi altissimi per il gas e il petrolio”, ha continuato senza freni.

Una situazione riconducibile a un contesto di speculazione vera e propria. “Quella è la speculazione, ma in Italia il settore di distribuzione di carburanti è molto povero”. ha commentato. “Non si può chiamare speculazione quella di chi si approfitta della situazione perché ci sono consumatori ricchi e disattenti che fanno benzina dove il prezzo è 2,70 euro mentre il cartello del prezzo medio regionale fissa il prezzo a 1,90. È il libero mercato, ma ricordo che quello del carburante è il settore con la maggior trasparenza in Italia”.

(Ansa)

Infine, un passaggio importante Tabarelli lo ha riservato anche alla riduzione delle accise, che prima “bisognerebbe ricordarci che l’Italia ha il debito pubblico più grande del mondo e non può permettersi di ridurre le entrate. Ogni anno, lo Stato spende 800 miliardi e ne incassa 600. Di questi 600 la maggior parte arrivano grazie alla tassazione petrolifera. Detto questo, si può ridurre l’Iva di un paio di centesimi, ma non di più. Bisognerebbe rifare l’accisa mobile”.

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Francesco Gnagni