Il crac del colosso immobiliare cinese Evergrande, che sta letteralmente scuotendo la finanza internazionale, insieme alle crisi di società di altre società immobiliari cinesi, tra cui Soho China e Country Garden, sarebbe semplicemente il segnale di un “malessere strutturale” del modello di sviluppo di un colosso internazionale come la Cina. Parola dell’economista Stefano Caselli, secondo il quale che parta il contagio negativo, dal punto di vista economico, dall’estremo Oriente “è poco probabile”
L’economista bocconiano ha spiegato al Corsera quali potrebbero però essere gli effetti di lungo termine di questa crisi, valutando ogni ipotesi in campo che possa farci capire se esiste veramente la possibilità di una nuova “pandemia” economica e finanziaria.
Da giorni infatti le principali riviste economiche e finanziarie internazionali si interrogano sulla possibilità che si verifichi un meccanismo di domino a partire dalla crisi immobiliare cinese, che finisca con l’investire sia il sistema finanziario che l’economia reale, e soprattutto quella occidentale. Ma fino ad ora, concretamente, le Borse non hanno mostrato debolezze né tantomeno evidenziato alcuna perdite rilevante.
Caselli (Bocconi): “Il crac Evergrande è destinato a rimanere un fenomeno locale”
Stefano Caselli è il direttore della Sda Bocconi, dove è docente di Finanza e in particolare è particolarmente esperto di tutto ciò che concerne l’economia cinese. Per questo, intervistato dal Corriere della Sera, sembra molto tranquillo nella sua analisi volta a scongiurare ogni eventualità negativa. “In base ai dati di cui disponiamo in questo momento penso che il rischio di un contagio del crac di Evergrande — che è di notevoli proporzioni e che vale, insieme a quello delle altre società del settore, circa il 2-3% del Pil cinese — sia destinato a rimanere un fenomeno locale, senza conseguenze sul sistema finanziario globale“, dice Caselli.
“Lo sviluppo immobiliare del Paese è stato alimentato da capitali cinesi, da banche e da investitori locali”, prosegue. “Nell’azionariato di Evergrande non compaiono nomi di fondi o banche internazionali. Il fatto che, fino a oggi, non risulti alcun coinvolgimento di investitori esteri nel finanziamento del real estate cinese circoscrive il fenomeno e ne limita l’impatto”, è il suo commento rassicurante, che spazza il campo da ogni incertezza prima di provare ad analizzare quali, invece, potrebbero essere le cause di questa crisi.
“Quando lo Stato finanzia grandi opere infrastrutturali, ponti, porti, linee di comunicazione, tutti ne traggono beneficio e in genere non ci sono ricadute negative”, conclude il suo ragionamento Caselli. “Quando invece le banche o altri investitori finanziano dal nulla la crescita del mercato immobiliare residenziale con la regia dello Stato occorre poi che si formino dei prezzi che siano realmente rappresentativi della domanda e dell’offerta di abitazioni. Questo in Cina non accade. La stessa classe media, che avrebbe dovuto essere il principale cliente dei colossali progetti immobiliari lanciati in questi anni ha dimostrato la sua fragilità. Con questa crisi siamo un po’ al capolinea della grande magia cinese”.