Ormai da giorni il Battaglione Azov è tornato a combattere in prima linea, e si presenta asserendo di essere più forte di prima. I suoi uomini non sarebbero più cioè poche centinaia, come quando ha combattuto ormai oltre un anno contro i russi per il controllo di Mariupol, ma diverse migliaia. Per la precisione quattromila, secondo quanto afferma il Corriere della Sera, volontari inquadrati nella nuova squadra “Numero 12”.
In sostanza, quella che era conosciuta come la brigata neonazista ucraina oggi si sarebbe trasformata in una squadra “tecnologica e agile”, le cui idee di ultradestra sarebbero solo “un ricordo del passato” e che oggi vorrebbe vendicare nientemeno che il “martirio dei padri fondatori”.
Fin dall’inizio del conflitto il presidente Putin parla di loro come di fanatici neonazisti, e sono ad oggi ancora ufficialmente la ragione per cui la Russia avrebbe attaccato l’Ucraina, ovvero per “de-nazificarla”. Ma se il pensiero dell’inquilino numero uno del Cremlino è complesso, e affondo nelle radici storiche russe impiantate nello scorso secolo, quello del Corsera e dei militanti ucraini è semplice e lineare. Azov è un commando di uomini disposti a sacrificarsi per la libertà e l’indipendenza dell’Ucraina“.
“I russi vedranno presto la differenza. I nostri nuovi soldati sono stati addestrati dai reduci della battaglia nelle acciaierie Azovstal dell’anno scorso“, è quanto afferma al quotidiano di Via Solferino l’ucraino Vladislav Dudchak, ex docente universitario di Storia che, spiega il Corsera, “agisce con la funzione di ‘commissario culturale’ per questo gruppo militante del nazionalismo ucraino accusato sia da Mosca, che da una parte rilevante degli intellettuali europei, di essere legato ai gruppi dell’estrema destra neonazista”.
Dudchak spiega così da che tipo di uomini sarebbe composto il battaglione anti-Putin. “Gente dura, motivata, abituata alle nuove tecnologie della guerra, agile con i droni e nelle sfide informatiche. Patrioti che rifiutano la burocrazia letargica del nostro esercito nazionale, ancora fortemente condizionato dai vecchi modelli militari retaggio dell’era sovietica», dice, cercando di smarcarsi dalle accuse rivolte in passato verso Azov. “Il vecchio antisemitismo è scomparso, oggi tra noi militano tanti ebrei, non c’è razzismo, siamo lo specchio della nostra società”.
L’uomo ha poi spiegato che i nuovi combattenti avrebbero iniziato ad addestrarsi lo scorso autunno. “Già nell’aprile 2022 una sessantina dei nostri feriti erano stati evacuati con gli elicotteri nel pieno della battaglia . Dopo essere stati curati sono diventati istruttori. Altri, poche decine, erano riusciti a raggiungere a piedi le nostre prime linee a sud di Zaporizhzhia”.