A bordo del jet abbattuto nei cieli russi, a 300 chilometri da Mosca, c’erano Evgenij Prigožin e il suo braccio destro Dmitrij Utkin.
Nella lista, anche un altro vice del gruppo Wagner, Valerij Pavlovič Čkalov e quattro paramilitari. La notizia è ormai certa, ed è confermata anche dall’agenzia federale russa per il trasporto aereo, Rosaviatsia.
Il jet è stato abbattuto dalla contraerea dell’esercito russo, come confermato ufficialmente sia dall’emittente della tv di Stato Russia 24 che da Tsargrad. È stata un’azione mirata ad uccidere Prigožin, dopo il tentato golpe di giugno? Lo abbiamo chiesto in esclusiva a Claudio Bertolotti, ricercatore dell’Ispi.
In un’intervista in occasione del tentato colpo di Stato dell’ex chef di Putin, lei aveva dichiarato che ormai era un morto che camminava. Non si è stupito nessuno della morte di Prigožin. È d’accordo?
“Non ci sono conferme, ma partiamo dal presupposto che la morte di Prigožin sia avvenuta davvero. La dinamica non è chiara: può essere stato un incidente, un attentato con una bomba a bordo, o un errore tecnico del pilota, oppure l’uso dei sistemi di contraerea. Lo stupore c’è per la dinamica con cui è avvenuto l’incidente, ma allo stesso tempo non dovremmo stupirci. La morte di Prigožin non è stata una sorpresa, perché da tempo sembrava essere stato puntato un mirino su di lui. Pareva che alcune dinamiche legate alla gestione e al ruolo del gruppo Wagner avrebbero sostenuto Prigožin almeno fino a che sarebbe stato utile. Evidentemente è venuta meno la sua utilità e di tutti quelli che facevano parte del suo entourage più stretto, o che avevano un ruolo chiave nella gestione del gruppo Wagner”;
Dopo il tentato golpe di giugno, la Wagner era stata impiegata in Africa.
“Sì, per un attimo sembrava che Prigožin avesse riconquistato un ruolo nel contributo della gestione estera russa, con il trasferimento dei suoi assetti pregiati in Africa, dove ha riorganizzato la struttura nella sua componente di sicurezza privata, richiamando anche una parte dei combattenti impiegati in Ucraina. Una parte dell’armata era rimasta in Bielorussia e un’altra è stata assorbita dalle Forze Armate della Federazione russa”;
Perché ritiene che a un certo punto Prigožin potrebbe non essere stato più utile al regime russo?
“Putin e il suo entrourage potrebbero aver trovato un’alternativa: un uomo di sicura fiducia del Capo del Cremlino o del sistema. O addirittura potrebbe aprirsi l’opzione di un totale assorbimento della compagnia Wagner nelle Forze Amate russe. Secondo me quest’ultima ipotesi è la più improbabile”;
Quindi che ruolo avrà la Wagner?
“Credo che continuerà a essere un soggetto esterno al sistema, che darà un contributo a supporto della politica estera russa, ma non sarà mai vincolata. Per questo non sarà mai un peso per i Ministeri della Difesa o degli Esteri. Uno strumento svincolato dalla linea gerarchica, è molto più utile di uno inserito nella stessa. Le Forze Armate della Russia sono consistenti, non servono numeri, ma serve uno strumento diverso che possa essere utile a perseguire gli scopi della politica estera”;
Chi potrebbe essere il successore di Prigožin?
“Difficile dirlo. Il successore naturale sarebbe stato Utkin, che però pare sia morto con lui. Potrebbe spuntare un uomo di secondo piano che in questo momento non ha un ruolo istituzionale, o anche un ex militare di vertice. In questo momento è difficile fare un toto-nomi. Ma è interessante che tutto questo avvenga in contemporanea al “licenziamento” del generale Sergej Surovikin, destituito dal ruolo di capo della componente di difesa aerospaziale, ma che resta a disposizione del Ministero della Difesa. Qualcuno ha paventato la possibilità che possa essere lui l’uomo vincolato a Putin. Era vicino alla Wagner ma ha fatto un passo indietro il giorno stesso del tentato colpo di Stato del 23-24 giugno. Surovikin di fatto è stato allontanato, ma ha una buona nomea. La linea difensiva in Ucraina porta il suo nome. Non concordo con l’ipotesi che possa essere lui l’uomo alla guida della Wagner, però c’è chi lo ipotizza. Io non lo escluderei a priori, ma non ci scommetterei molto”;
Come potrebbero cambiare ora gli equilibri interni in Russia?
“Gli equilibri interni in Russia sono in continuo cambiamento, ma lo scenario è molto meno fragile di quanto possiamo immaginarci. La posizione di Putin resta particolarmente forte, indipendentemente dalle dinamiche in Ucraina. Non tanto per un’effettiva capacità di gestire l’invasione, ma per la comunicazione associata ad essa. Tra qualche mese si entrerà nel vivo della campagna elettorale per il voto di marzo 2024. Il sistema della leadership è rimasto lo stesso, nonostante i tentativi di spallate. I ministri sono rimasti al loro posto e Medvedev è stato marginalizzato. Quindi non vedo cambiamenti e guardando in prospettiva, non credo che ce ne saranno molti fino all’anno prossimo. Di conseguenza non credo che ce ne saranno per il possibile terzo mandato di Putin”;
Chi sarà il concorrente di Putin alle elezioni?
“Credo che Putin guardi al 2024 per la riconferma. L’aspetto interessante della prossima campagna elettorale è che, salvo colpi di scena, non ci saranno protagonisti in grado di contrapporsi all’attuale presidente con un elemento di novità o di coinvolgimento dell’opinione pubblica. Solo Prigožin avrebbe potuto: è stato nominato eroe della patria in virtù del suo contributo alla guerra in Ucraina. Siccome lui non c’è più, ora non vedo veterani o militari in generale che possano attrarre il voto dei conservatori”.