L’ex arbitro Paolo Casarin in esclusiva ai nostri microfoni sull’arbitraggio di Di Bello in Juve-Bologna: “Il perché non è andato al Var lo sa solamente lui”.
L’arbitraggio di Marco Di Bello in Juventus-Bologna sta facendo molto discutere. In particolare, al centro della polemica c’è il rigore non dato ai felsinei per il fallo di Iling-Junior su Ndoye. Un fischio che avrebbe dato la possibilità agli ospiti di portarsi sul 2-0 con un uomo in più visto che l’inglese dei bianconeri veniva assolutamente espulso per chiara occasione da rete.
“Ho visto bene, sono caduti assieme“, queste le parole, riportate da La Repubblica, del fischietto brindisino subito dopo il contatto. Una dichiarazione che spiegherebbe in parte la decisione del VAR di non intervenire anche se ancora oggi resta il dubbio sul perché i colleghi non lo hanno forzato ad andare al video. Una decisione che sta facendo molto discutere tanto che Ferdinando Casini ai nostri microfoni ha chiesto la radiazione di Di Bello.
La nostra redazione ha contattato anche Paolo Casarin, ex arbitro, per capire insieme a lui il perché il fischietto brindisino, che quasi certamente sarà fermato da Rocchi, non è andato al VAR per rivalutare l’intervento di Iling su Ndoye.
Casarin ai nostri microfoni ha preferito non parlare in modo dettagliato di questo episodio. “Non conosco personalmente Di Bello e quindi preferisco non addentrarmi in questa vicenda – ha detto l’ex arbitro – non sono a cui piace commentare i singoli episodi”.
“Perché non è andato al VAR? Questo bisognerebbe chiederlo a lui – ha aggiunto Casarin – io, come detto, preferisco preoccuparmi di cosa succede in termini generali e non del singolo episodio. Anche sul Corriere della Sera, dove scrivo, ho deciso di non commentare la decisione di Di Bello sul contatto tra Iling e Ndoye“.