Le parole critiche dell’ex ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini sul tema, emerso con la proposta del vicepremier Antonio Tajani, della privatizzazione dei porti. “Se si tratta delle Authority allora dico no. Si tratta di infrastrutture strategiche, non bisogna avere fretta”, ha affermato Giovannini, sostenendo che a suo avviso “Salvini sta preparando una riforma degli scali”.
L’economista, fondatore e direttore scientifico dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile ASviS, commenta la proposta del ministro degli Esteri che punterebbe in questo modo a calmierare il problema del debito pubblico dando il via a una nuova stagione di privatizzazioni.
Intervistato da Il Secolo XIX, Giovannini ha sostenuto che, nonostante sia “indubbio che il nostro Paese sia poco competitivo in molti settori”, tra cui il terziario, dove “ci sono blocchi di interesse corporativi che frenano questo processo di modernizzazione e spingono al ribasso gli obiettivi di riforme che sarebbero invece molto giuste e opportune”, non si ritiene per nulla d’accordo con la proposta di Tajani. Soprattutto “se si tratta di privatizzare le Autorità portuali”. Ma che al contempo la vera questione è un’altra.
“Sappiamo che il ministro Salvini, che ha espresso la sua contrarietà alla proposta di Tajani, sta preparando una riforma dei porti”, ha proseguito Giovannini, sostenendo cioè che la questione al centro del dibattito sarebbe in realtà dislocata altrove. “Spero che, prima di presentare delle norme, il governo, come avviene all’estero, prepari un documento in cui spieghi nel dettaglio gli obiettivi che si pone, così da discutere con le organizzazioni imprenditoriali e sindacali prima di avere un testo giuridico presentato in Parlamento”.
L’invito è quindi a confrontarsi con la società civile e con le organizzazione del settore per avere un quadro complessivo della sensibilità condivisa su questo argomento. Anche perché, è la conclusione del ragionamento di Giovannini, i porti da soli non bastano a completare il ruolo di accoglienza delle merci. Servono infrastrutture che li completino e permettano i carichi in arrivo via mare di giungere a destinazione.
“Per molti anni si è ragionato sullo sviluppo dei porti come realtà isolate da cui dipenderebbe in modo cruciale l’efficienza dei traffici. In realtà, essi fanno parte di reti infrastrutturali e logistiche e, se privi di collegamenti ferroviari, viari e aereoportuali, rischiano di vanificare qualsiasi obiettivo di modernizzazione e di efficienza. Un porto da solo non fa miracoli. Per questo, credo che la governance dei porti debba restare in mano pubblica”.