Gli orrori di Caivano, la violenza di Palermo. Il governo si muove e il ministro Valditara, ha in mente una serie di iniziative che possano coinvolgere direttamente studenti e vittime di abusi. Notizie.com ha parlato in esclusiva con Simonetta Matone, oggi deputata della Lega, ma per anni magistrato al Tribunale dei minori di Roma. Ecco cosa ci ha detto
Il prossimo anno scolastico inizierà con un importante cambiamento per gli istituti secondari di secondo grado. Come riporta oggi Il Messaggero, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sta per dare il via ad un piano ambizioso per integrare l’educazione al genere e la sensibilizzazione contro gli abusi tra i banchi di scuola.
L’impegno arriva anche in risposta ai recenti e gravissimi fatti della violenza di Palermo e degli abusi di Caivano. “Coinvolgere direttamente gli studenti nel processo educativo, abbracciando il concetto di “peer education” o educazione tra pari”. Saranno previste lezioni di “educazione alla sessualità”, che copriranno temi come la parità di genere, il rispetto reciproco e la lotta contro stereotipi dannosi come il machismo. “Gli studenti avranno un ruolo attivo, suddividendosi in gruppi per esplorare e presentare vari aspetti della violenza di genere”. La speranza è quella di aumentare consapevolezza e comprensione tra i ragazzi che frequentano le scuole: collaborare per fare in modo che il rispetto nei confronti del prossimo sia tale dentro e fuori le aule.
In un’intervista di qualche giorno fa, proprio il ministro Valditara aveva spegato: “Stiamo organizzando con la ministra Roccella un’iniziativa contro la violenza sulle donne che si terrà il 25 novembre. Sarà una giornata importante che vedrà la partecipazione anche di testimonial. Come ministero stiamo inoltre lavorando per fare qualcosa che possa avere un’incidenza più continuativa. Stiamo pensando di organizzare delle iniziative nelle classi come accadrà nel campo della sicurezza stradale dove abbiamo previsto con un disegno di legge approvato il 27 giugno il potenziamento dell’educazione stradale nelle scuole con corsi extracurricolari, o come accade per la campagna di sensibilizzazione contro il bullismo che vede il ministero impegnato nella prevenzione del bullismo, del cyberbullismo e di ogni altra forma di violenza. Pensiamo -aveva concluso- a incontri da tenere nelle scuole rendendo protagonisti gli stessi studenti e con l’intervento, fra gli altri, di vittime di violenze che possano testimoniare in modo diretto che cosa significa la violenza contro le donne“.
Violenze di Palermo e Caivano, Matone (Lega) a Notizie.com: “Pene esemplari e immedesimazione nel dolore delle vittime”
Notizie.com ha voluto sentire anche il parere, dettato dalla lunga e approfondita esperienza, di Simonetta Matone. Oggi deputata della Lega, ma per decenni al servizio del Tribunale di minori di Roma.
Dottoressa Matone, oggi lei è un autorevole parlamentare della Lega, ma il “passato” da magistrato al servizio dei minori mi porta a chiederle cosa pensa della violenza sessuale di gruppo accaduta a Palermo e degli orrori di Caivano.
“Situazioni incomprensibili. Frutto di macroscopiche carenze educative, che partono dalla famiglia e che coinvolgono anche il mondo della scuola. Violenze che accadono per mano di soggetti che non conoscono controllo e limite e mi sento di dare ragione a Rocco Siffredi, il quale ha detto che spesso questi drammatici episodi sono anche il risultato dell’uso smodato della pornografia”.
Da quando lei ha “smesso” l’attività di magistrato all’interno del Tribunale dei minori, ha assistito ad un cambiamento?
“Sì, e in peggio. Occorrono punizioni esemplari, bisogna che chi ha commesso determinati reati, senta la paura della pena. Invece mi sembra di capire che il minore ritenga di poter fare ciò che vuole, solo per il fatto di essere appunto un minorenne. Chiaramente serve fare un lavoro difficile a 360 gradi, vanno superati steccati e barriere. Sono andata via dal Tribunale dei minori nel 2008, dunque sono passati 15 anni. Sa cosa le dico? Che i social hanno stravolto tutto, dando voce a persone che non meritavano di averne. Dando visibilità a quell’anonimato che le caratterizzava. Sì, i social sono un elemento cardine di molte vicende di violenza, elemento dirimente e dirompente. Si arriva addirittura sempre più spesso a postare i video delle violenze commesse. In questo modo si fa apparire chi non ha diritto a farlo e si crea una gogna mediatica che da virtuale diventa pericola nella realtà”.
Oltre all’idea diffusa di impunità, avverte anche l’indifferenza di chi, da minore, si è macchiato di un reato grave come quello della violenza sessuale, dell’aggressione nei confronti di altri minori?
“Tutto è omologato, dunque lo è anche la violenza. Io non ho sentito molte parole di solidarietà ad esempio nei confronti della ragazza che è stata violentata a Palermo…Questo è un mondo al contrario. Mi auguro, perchè mi rifiuto di pensarlo, che i genitori di questi ragazzi non coprano o non abbiano coperto i propri figli, anche se mi viene in mente che quando ero un magistrato mi capitò il caso di un ragazzo che aveva compiuto una serie numerosa di rapine. La madre veniva a portargli i biscotti che più gli piacevano…”
Il ministro Valditara ha annunciato una serie di interventi, la cui finalità sarà anche quella di portare direttamente nelle scuole le esperienze di chi è stata o stato vittima di aggressioni e violenze. Si parlerà direttamente al cuore dei ragazzi. Che ne pensa?
“La trovo un’iniziativa lodevole di cui c’era necessità. Immedesimarsi nel dolore dell’altro. Era un esperimento che spesso conducevo quando svolgevo la mia attività di magistrato. Chiedevo, quando si svolgevano i processi, al minore imputato “ma se lo facessero a te, cosa proveresti?”.
Un’ ultima domanda, dottoressa Matone. Ai suo colleghi impegnati oggi in prima linea nei tribunali, cosa direbbe e consiglierebbe dall’alto della sua esperienza?
“Di avere consapevolezza del compito che svolgono e di non lasciarsi andare a facili buonismi!”.