La scuola sta per ripartire, ma con delle importanti novità che potrebbero portare a confronti tra studenti e vittime di violenze. Dopo i casi drammatici di Palermo e Caivano, irrompe la decisione del ministro Valditara. Mario Rusconi, (Associazione nazionale presidi) ne parla in esclusiva a Notizie.com
L’orrore dello stupro di gruppo a Palermo. Le violenze sessuali nei confronti di due ragazzine a Caivano.
Presunti responsabili nella seconda tragica vicenda, un gruppo di minori. Drammatici fatti che hanno scosso l’Italia negli ultimi giorni. Storie che tornano a riproporre interrogativi ai quali diventa difficile, se non impossibile dare una risposta: perchè accade? Cosa spinge ragazzi, spesso minori a macchiarsi di reati tanto atroci, senza neppure avvertire un senso di responsabilità? Non è questo il contesto per scavare nelle dinamiche ancora al voglia di investigatori e inquirenti, ma è un dato di fatto che anche il governo, nella figura del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara abbia deciso di dare un segnale forte.
In un’intervista di qualche giorno fa, Valditara diceva e spiegava: “Stiamo organizzando con la ministra Roccella un’iniziativa contro la violenza sulle donne che si terrà il 25 novembre. Sarà una giornata importante che vedrà la partecipazione anche di testimonial. “Come ministero – proseguiva – stiamo inoltre lavorando per fare qualcosa che possa avere un’incidenza più continuativa. Stiamo pensando di organizzare delle iniziative nelle classi come accadrà nel campo della sicurezza stradale dove abbiamo previsto con un disegno di legge approvato il 27 giugno il potenziamento dell’educazione stradale nelle scuole con corsi extracurricolari, o come accade per la campagna di sensibilizzazione contro il bullismo che vede il ministero impegnato nella prevenzione del bullismo, del cyberbullismo e di ogni altra forma di violenza“.
“Più in generale – ha quindi aggiunto – si tratta di affermare e diffondere tra i giovani la cultura del rispetto. Pensiamo a incontri da tenere nelle scuole rendendo protagonisti gli stessi studenti e con l’intervento, fra gli altri, di vittime di violenze che possano testimoniare in modo diretto che cosa significa la violenza contro le donne“.
E con la scuola che sta appunto per ripartire, ci sembrava giusto, chiedere direttamente un commento e un parere a chi agli studenti ha dedicato gran parte della sua vita. Notizie.com ha infatti contattato in esclusiva il professor Mario Rusconi dell’Associazione nazionale presidi.
Violenze di Palermo e Caivano, Rusconi (Anp) a Notizie.com: “Ricostituire equipe psico-pedagogica nelle scuole”
Preside Rusconi, la cronaca ci impone purtroppo nuove riflessione su come oggi molti ragazzi vivano all’insegna del non rispetto delle regole, la scuola, anche quando le violenze avvengono fuori cosa può fare?
“Con la commissione autorevolezza e rispetto delle regole, della quale faccio parte, si lavora ad una modifica dello statuto degli studenti, per il patto di corresponsabilità. Per rendere più incisive le sanzioni in caso di trasgressioni. Occorre lavorare su più fronti: il rispetto appunto delle regole e delle persone dentro e fuori la scuola. Come commissione ad esempio ricorriamo sempre meno alla sospensione dalle lezioni per quegli studenti che abbiano commesso qualcosa. Il ragazzo starebbe a casa e farebbe quel che vuole. Meglio proporre misure riparative, come nel caso di lavori fatti all’esterno. Lo facciamo da anni, anche in assenza di indicazioni precise. A me è capitato di mandare ragazzi alla mensa della Caritas, piuttosto che in ospedali pediatrici. Certo se pensiamo alle violenze terrificanti di Caivano e Palermo, e alle proposte giuste del ministro Valditara, vanno fatti dei distinguo a seconda delle età degli studenti. Già dalla fine delle scuole medie e quindi alle superiori mi sembra un passo importante quello di proporre e organizzare incontri con persone che abbiano subito aggressioni e violenze. Lo facciamo già nei casi di bullismo. Insistiamo sul trauma, sull’ immedesimazione della vittima, su quali conseguenze si subiscano quando si è colpiti da determinati reati. In sintesi, agiamo a livello normativo e sull’immedesimazione appunto. Facciamo capire bene ai ragazzi: “ma se fosse capitata una determinata violenza a te, ad un tuo amico caro, ad un parente stretto cosa avresti provato? “
Lavoro complicato, reso ancora più arduo dall’avvento dei social che oggi spadroneggiano oltre le regole…
“Sì perchè i social hanno sdoganato qualsiasi forma di trasgressione criminale e persino la stupidità delle persone. Mi spiego meglio…Quando si commette un reato oggi, si arriva addirittura a pubblicarne il video laddove esiste. Polizia postale e forze dell’ordine hanno così la possibilità di risalire immediatamente ai responsabili, si può essere più stupidi di così!”
La sua decennale esperienza, applicata a questo campo, cosa le ha insegnato?
“Mi ha insegnato che ad esempio, quando le forze dell’ordine vengono nelle nostre scuole per confrontarsi con gli studenti, questi hanno un approccio più diretto e partecipato se si trovano davanti un agente donna. Non voglio mettere in secondo piano l’esperienza maschile, che pure deve esserci, ma un psicologa, un carabiniere donna che parla di violenze o bullismo, riesce ad intercettare più facilmente le corde giuste. Bene poi che il ministro Valditara abbia intenzione di prendere in mano la questione, ma sono decenni che dico e diciamo (senza essere di fatto ascoltati) che bisognerebbe ricostituire l’equipe psicopedagogica nelle scuole. La figura dello psicologo negli istituti a volte esiste, ma solo in quelli che se lo possono permettere. Ciò crea una sperequazione evidente rispetto a quelle scuole di periferia di Roma, Napoli, Milano…”.
Chiedete un impegno istituzionale?
“Sì sarebbe il caso si intervenisse a livello parlamentare. Valditara per ora ha istituito la figura del tutor nel triennio delle superiori, ma i fondi sono limitati e l’esperimento non può essere esteso. Invece sono convinto che se venisse amplificata nelle scuole la dimensione dell’ascolto del ragazzo, molti casi di cronaca si dissolverebbero o ridimensionerebbero prima ancora di esplodere. I ragazzi vanno ascoltati, anche perchè questo nelle famiglie accade sempre meno”.