Per Maurizio Lupi, il leader di Noi moderati, ala centrista e moderata del governo Meloni, chi è chiamato a guidare un Paese deve necessariamente farlo dando attenzione alle risorse che si hanno a disposizione. Mettendo al centro il bene comune, che si traduce con il non fare pagare i conti alle generazioni successive. “C’è un problema di conti pubblici, non è tempo delle manovre a debito incontrollato, tutto non si può fare”, ha affermato Lupi in un’intervista a la Repubblica.
Il politico ha voluto rassicurare osservatori e analisti sul lungo periodo e sulle intenzioni dell’esecutivo. “Più che promesse abbiamo un programma con il quale ci siamo candidati per governare cinque anni”.
“Riduzione del cuneo fiscale, riforma fiscale, trasformazione del reddito di cittadinanza, riforma della giustizia: cose già fatte”. Ne è del tutto certo Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, volto ciellino del centrodestra di ritorno dal Meeting di Rimini in cui, come ogni anno, si è sancita la ripresa della politico al termine della pausa estiva. Le sue parole consegnate al quotidiano La Repubblica sono forti di un consenso, quello della premier Giorgia Meloni e dell’esecutivo di cui Lupi è parte, che da popolare sembra interessare anche gli interlocutori internazionali, rendendo Meloni oggi l’unica presenza politica significativa, e rassicurante, sulla scena italiana.
“La riduzione delle accise è un errore: costa un miliardo al mese, è un taglio orizzontale che va a beneficio anche di chi si può permettere un litro di benzina a due euro. Meglio vincolare quei soldi alle fasce più deboli e ridare potere d’acquisto ai salari“, dice Lupi. Il tema principale che ora il governo dovrà affrontare, infatti, è proprio quello economico. “La riduzione del cuneo fiscale deve diventare strutturale, sono dai 50 ai 100 euro netti al mese per i dipendenti, mentre quota 41 non mi pare una priorità del Paese. Oppure: rafforziamo la conciliazione lavoro-famiglia, portiamo al 60% per un anno il congedo parentale. Sugli investimenti abbiamo la sfida del Pnrr davanti, 40 miliardi l’anno se riusciamo a spenderli”.
Interventi ben precisi, concentrati in pochi temi ma fondamentali per conferire un’idea di sistema Paese e marcare un’impronta personale nella politica che si vuole portare avanti. “L’errore da non fare è disperdere i fondi in mille rivoli. Ripeto: serve il coraggio di fare delle scelte”, è quanto sottolineato fa Lupi. “Con la riforma fiscale si accorpano detrazioni, deduzioni, un’enorme dispersione”.
Sull’altro versante, c’è il delicatissimo tema dell’immigrazioni, a cui il Viminale risponderà con un nuovo decreto sicurezza e per il quale l’esecutivo già da queste settimane si trova in mobilitazione, sia sul tema dei trasferimenti da Lampedusa, dove vige una vera e propria emergenza umanitaria, che sui rimpatri. Una tema sul quale, per Lupi, “la memoria è corta”. “Appena insediati lanciammo l’allarme su questa sfida epocale, per la prima volta non c’è solo la lotta ai trafficanti della morte come priorità ma tornare ad essere protagonisti nel Mediterraneo, il piano Mattei è una strada forte e nuova, oppure il decreto flussi”.