La proprietaria dell’auto, distrutta dai tifosi della Roma, accorsi a Ciampino per vedere il loro nuovo attaccante, Romelu Lukaku, scrive una lettera alla società
L’arrivo e la presentazione di Romelu Lukaku, in questi casi, passa decisamente in secondo piano. Un bel colpo per il reparto offensivo della Roma, ci mancherebbe altro. Qui, però, non parleremo di calcio ma di civiltà. Quella che, alcuni tifosi giallorossi, non hanno avuto nei confronti di un’auto. Anzi, per la proprietaria di quell’auto. Quella Panda, completamente distrutta, che ha fatto il giro dei social network. Più di dieci persone sopra il tetto per osservare, da meglio, l’arrivo del loro nuovo attaccante scendere dall’aereo a Ciampino.
C’è anche chi è salito sul parabrezza. Fregandosene di chi fosse l’auto. Chi ha avuto la peggio, però, è stata la proprietaria di quella vettura che è disperata. Per un semplice motivo: non era una automobile qualunque, ma quella che la nonna le aveva dato. Il tutto è avvenuto al ‘Parcheggio 9‘, di proprietà di dipendenti, piloti e viaggiatori normali. Più di un’auto danneggiata. Martina, dopo 12 ore di lavoro in aeroporto, una volta terminato il turno è rimasta sotto shock e senza parole. D’altronde non potrebbe essere altrimenti: la sua Panda rossa distrutta. Completamente.
Roma, la rabbia di Martina: “Tifosi senza rispetto”
Il giorno dopo l’arrivo del belga la 29enne ha scritto una Pec alla società. Non tanto per avere un rimborso economico, ma per denunciare il gesto dei suoi tifosi. “Gentili signori, sono una delle “fortunate” vincitrici dell’Oscar dell’inciviltà, rappresentato ieri dai vostri tifosi in occasione dell’arrivo a Roma Ciampino del calciatore Lukaku. Possiamo dire che, a mia insaputa e con mia grandissima riprovazione e soprattutto rabbia, ho partecipato anch’io alla grande festa “pagana”, offrendo la mia macchina come gratuito trofeo per i grandi festeggiamenti del nuovo imperatore!
Si, una festa pagana che, di cristiano non ha assolutamente nulla, come nelle migliori tradizioni imperiali romane, raffigurate da riti, giochi, ed anche tragici sacrifici… Una surreale ed ignobile manifestazione di barbarie, dove l’unico vero sacrificio è stato il mio, premiato dopo 12 ore di lavoro dalla devastazione della mia auto. Ma che importa, arrivava a Roma il grande campione, e tutti avrebbero portato in dono qualcosa di prezioso… “.
“Non era certamente nei miei piani, ma non per appartenenza a una fede calcistica diversa. Certamente ci sono le assicurazioni, ognuno si dovrà caricare necessariamente delle proprie responsabilità, ma a chi spetta quella etica e morale? Chi avrebbe dovuto garantire ancorché fuori dai perimetri societari il necessario coordinamento in sicurezza per un evento che, avrebbe sicuramente visto la partecipazione di un gran numero di persone e (come è accaduto) anche di molti facinorosi e violenti soggetti?”.
“Sicuramente come altri, mi dovrò infilare in quel ginepraio legale quasi senza fine, fatto di carte bollate privandomi magari per molto tempo anche di quel mezzo che, mi avrebbe dovuto garantire l’arrivo al lavoro ed il ritorno a casa. Vedete, questo mio grande sdegno non è volto alla ricerca di un atto di carità, ma è una precisa denuncia nei confronti di chi come appartenente ad una comunità sportiva non è riuscito (forse) ad infondere in maniera ancora più incisiva e educativa ai propri ‘sostenitori’ quell’insieme di valori umani e di rispetto per gli altri, insieme ad una riflessione profonda sul concetto di cosa è bene o cosa è male. In ultimo, la mia piccola utilitaria era un dono di mia nonna alla quale ero molto legata affettivamente, ma questa è un’altra storia. Saluti”.