Tumore seno avanzato, emergono delle nuove opportunità di cura: tutto quello che serve sapere a riguardo
Nuovi passi in avanti in merito alla lotta per eliminare il tumore al seno avanzato. Si tratta della chemioterapia metronomica. Proprio quest’ultima, secondo quanto riportata dagli esperti del settore, potrebbe rappresentare una nuova opportunità di cura. la stessa che è stata definita, allo stesso tempo, più efficace e meno tossica. In particolar modo per le pazienti con tumore del seno avanzato. La conferma arriva in merito agli ultimi risultati che arrivano dallo studio accademico Meteora. A pubblicarli ci ha pensato l’Istituto Europeo di Oncologia sotto l’egida dell’IBCSG, menzionati dalla rivista scientifica Jama Oncology.
Dati che, a dire il vero, erano stati anticipati all’ultimo congresso ESMO di Parigi. Gli stessi che sono stati accolti con entusiasmo dalla comunità scientifica e dai pazienti. In cosa consiste questa terapia? Con l’utilizzo di farmaci in pillole a basse dosi da assumere a casa. Non bisogna, per forza, recarsi in ospedale. A sottoporsi a questo studio ben 140 pazienti con tumore metastatico di tipo ER+/ERB2, provenienti da 15 centri oncologici italiani. Pazienti che sono state randomizzate in due bracci: uno con lo schema metronomico VEX (Vinorelbina, Ciclofosfamide e Capecitabina) e l’altro con la chemioterapia tradizionale con Paclitaxel per via endovenosa.
Queste sono alcune delle parole rilasciate dall’oncologa della Divisone di Senologia Medica IEO e prima firma del lavoro – Il TTF, Elisabetta Munzone: “La terapia con lo schema VEX si è dimostrata superiore rispetto alla chemioterapia standard relativamente all’efficacia e ad alcuni effetti collaterali: per esempio non causa la caduta dei capelli“. A 12 mesi, “la % di pazienti che continuava a beneficiare del trattamento era del 34,3% nel braccio VEX e dell’8,6% nel braccio Paclitaxel“.
L’esperta ha continuando dicendo: “La terapia metronomica offre un controllo migliore della malattia perché rallenta il tempo di progressione di circa 4 mesi e riduce il rischio di dover interrompere la terapia per effetti collaterali. Il beneficio è per la qualità di vita della donna: le pazienti non solo non perdono i capelli, ma non sono costrette a recarsi una volta al mese in ospedale per ricevere un’alta dose farmaci, concentrata nel solo tempo dell’infusione, che purtroppo può causare effetti avversi importanti“.