Strage di Ustica, in merito alle ultime dichiarazioni di Giuliano Amato è arrivato anche il pensiero da parte di Giorgio La Malfa che ne ha parlato al quotidiano “La Stampa”
Anche l’ex segretario del Partito Repubblicano Italiano, Giorgio La Malfa, ha voluto esprimere il proprio pensiero in merito alle parole di Giuliano Amato (che ne ha parlato pochi giorni fa alla ‘Repubblica‘) sulla strage di Ustica. Ricordiamo che, in quella terribile vicenda, vennero uccise 81 persone innocenti da un missile che era stato lanciato in aria. L’ex presidente del Consiglio ha puntato il dito contro la Francia colpevoli, secondo lui, di aver architettato questo piano per colpire il leader libico Gheddafi.
La Malfa, al quotidiano ‘La Stampa’, si è soffermato nuovamente sulle parole dell’ex premier. Ribadendo, inoltre, che non si tratta affatto di una novità visto che si trattavano di cose sapute e risapute: “Le posizioni di Amato e di Cossiga su Ustica sono note da molti anni. Infatti non capisco lo scalpore generato dall’ intervista“. Allo stesso tempo, però, ci ha tenuto a ribadire di essere stato molto colpito dalla “tempistica”: “Non capisco perché parlarne ora. L’intervista crea un forte imbarazzo alla premier Giorgia Meloni, non so se sia volontario o involontario“.
All’epoca La Malfa è stato ministro del Bilancio nel governo Cossiga quando avvenne la strage. Nell’unico Consigli dei Ministri, convocato subito dopo la strage di Ustica, svelò: “Ricordo che ci fu una relazione del ministro dei Trasporti Rino Formica del Partito Socialista, il quale parlò unicamente dell’ipotesi di un cedimento strutturale. Ricordiamo che lasciammo il Cdm con la convinzione di un guasto. Non ci furono altre tesi“.
Non ce ne furono altri di Consigli dei Ministri in merito a questa vicenda: “Non mi risulta se ne sia discusso in un successivo Cdm o che si sia mai cambiata questa interpretazione. Non si immaginavano atti di terrorismo oppure azioni militari. Missile? Questa teoria emerse solo quando a occuparsi della questione fu la Commissione Stragi“. In conclusione ha ammesso: “Nel mondo militare, invece, resisteva la convinzione che si fosse trattato di una bomba a bordo“.