In merito alla vicenda della strage di Ustica ha voluto dire la sua il giudice che ha indagato su questa vicenda, Giovani Salvi. Lo ha fatto in una intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’
Le dichiarazioni di Giuliano Amato, sulla strage di Ustica, hanno creato un polverone non indifferente. Polemiche su polemiche. Insomma, un vero e proprio caos. L’ultimo della lista a parlare di quanto successe 43 anni fa, con la morte di 81 vittime innocenti, è stato Giovanni Salvi. Non una persona qualunque visto che, proprio in questa vicenda, ha avviato le prime indagini visto che venne nominato come giudice (tra il ’90 ed il 2002 quando era alla Procura di Roma). In una intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera‘ ed anche al ‘Gr1‘ ha voluto esprimere il proprio pensiero.
Queste le parole al ‘Gr1‘: “Non ci sono prove certe sull’ipotesi del missile francese. E’ stata una di quelle esaminate per via della presenza di aerei francesi, ma credo che le prove della effettiva esplosione di un missile siano ancora non certe. Quella che è certa è la presenza di un secondo aereo nei pressi del Dc9 e questo porta a indicare l’ipotesi del missile, ma allora noi non affermammo con certezza tale presenza“.
Il magistrato ha continuato dicendo: “Sembra essere l’ipotesi più probabile vista la presenza di questo aereo, visto il movimento del traffico di aerei senza trasponder, quindi velivoli militari, non vicino al Dc9, ma lungo il suo percorso. A questo punto uno sforzo politico per ottenere una completa collaborazione potrebbe essere utile, ma è molto importante che ciò avvenga sulla base di indicazioni precise“.
Strage Ustica, Salvi: “La collaborazione con la Francia fu faticosa”
Al noto quotidiano italiano ha affermato: “La nostra indagine concluse che un velivolo attraversò trasversalmente la rotta del Dc9 precipitato nel mare di Ustica negli istanti immediatamente successivi alla perdita dell’aereo, rilevata dai plot di ritorno sul radar di Ciampino, che era al punto limite della propria visibilità. La collaborazione della Francia fu piuttosto faticosa. Senza alcun sorriso sulle labbra. Alla fine, però, le risposte alle rogatorie sono arrivate“.
Una collaborazione che, ci ha tenuto a sottolineare il magistrato, non c’è stata neanche dalla parte degli Stati Uniti D’America. Almeno durante le prime fasi delle indagini. “L’esempio è quello che porta ai movimenti della portaerei Saratoga, ancorata al porto di Napoli. La prova, vera e propria, del missile non è mai emersa. Visto che oltre il 90% della superficie bagnata del relitto recuperata non è stata individuata alcuna traccia di impatto esterno dell’esplosione“.