Tragedia Brandizzo, arriva una nuova testimonianza chiave da parte di una dipendente delle Ferrovie in merito a quanto accaduto
Arriva un’altra testimonianza chiave in merito a quanto successo quasi una settimana fa a Brandizzo, nella stazione ferroviaria dove sono stati travolti ed uccisi da un treno ad alta velocità cinque operai. A parlare è una dipendente delle Ferrovie, una ragazza di 25 anni, che ha ribadito: “L’ho detto per tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno“. Proprio lei, direttamente dalla sala controllo di Chivasso, quella terribile sera del 30 agosto si era tenuta in contatto con il collega sul posto.
Secondo quanto riportato dagli investigatori che hanno analizzato le telefonate acquisite, sarebbe stata proprio lei a lanciare quegli avvertimenti che non sarebbero mai stati ascoltati. La 25enne è stata portata nella Procura di Ivrea dove ha risposto alle domande degli inquirenti. I magistrati vogliono vederci quanto più chiaro possibile in questa vicenda. Capire, soprattutto, se in quel tratto della linea ferroviaria era operativo il Cdb, ovvero un complesso meccanismo di sensori e circuiti elettrici che segnalano la presenza di rotabili sui binari.
Oppure se esistono dei casi in cui gli operai iniziano a lavorare in anticipo per evitare alle loro aziende di pagare delle penali. I pubblici ministeri, nel frattempo, hanno posto sotto sequestro un numero importante di materiale dell’incidente. Soprattutto l’attrezzatura che maneggiavano le cinque vittime. Per avere delle risposte, però, ci vuole molto tempo. Lo ha ribadito il capo dell’ufficio, Gabriella Viglione. In questa inchiesta sono molte le persone che sono state ascoltate e che verranno risentite nei prossimi giorni.
Tra questi anche i parenti di una delle vittime come Antonino Laganà, fratello di Kevin. La sua audizione è stata rinviata a mercoledì. Da Palazzo di giustizia è uscito, mano nella mano con il papà, indossando una t-shirt con il volto del fratello stampato. Le famiglie dei cinque operai dovranno effettuare il riconoscimento dei corpi: da tatuaggi o segni particolari. Solo così potrà essere concesso il nullaosta per i funerali. Nella lista delle persone indagate ci sono solamente due nomi: Antonio Massa (46 anni e tecnico di Rfi) e Andrea Girardin Gibin (52, capocantiere della Sigifer).