A parlare a Notizie.com è il figlio di Giuseppe e Giulia Lachina che persero la vita il 27 giugno del 1980: “Indignato da alcuni giornalisti che danno parola a persone che dovrebbero restare in silenzio”
“Le parole di Amato? So bene quello che ha detto e so bene che quelle parole dicono il vero, non sono una tesi o una riflessione, ma la verità, mi piacerebbe che tirasse fuori le prove. La cosa altrettanto certa è che ogni volta che si parla di Ustica per noi è come avere un coltello che si gira e rigira nella carne, secondo lei fa male? Ecco, questa è la sensazione, questo è quello che proviamo”. A parlare è Ivano Lachina e parla in plurale perché è il maggiore di quattro fratelli, Elisabetta, Riccardo e Linda, loro sono rimasti orfani da quella maledetta sera del 27 giugno del 1980 perché i loro genitori, Giuseppe e Giulia Lachina, erano sul Dc9 Itavia. Sono quattro fratelli di Montegrotto, nel padovano, che all’epoca avevano dai 13 ai 26 anni, quelli di Ivano, il maggiore, e da quel giorno non videro più la loro mamma e il loro papà. Ed è da quel giorno che sono andati avanti da soli e in mezzo alle fiamme dell’inferno, dimenticati da tutti, soprattutto dallo Stato che invece di coccolare e tutelare i suoi “figli” non solo li ha dimenticati, ma denigrati e dileggiati in ogni forma che si possa conoscere.
Ivano Lachina è stanco, non ha molta voglia di parlare. E’ lacerato e distrutto, non solo per il dramma che vive da 43 anni, ma da tutto quello che circonda questa storia allucinante e da chi la racconta, non tanto e solo dai politici, ma anche da chi dovrebbe essere sempre e solo dalla parte dei fatti, della verità. Ce l’ha con i giornalisti, non tutti, ma con chi porta avanti tesi e ricostruzioni che non sono né in cielo, né in terra. E sentendolo parlare, non gli si può dare torto e a Notizie.com spiega: “Pensi che si era appena socchiusa la porta, visto che c’erano state da poco le celebrazioni del 43° anniversario, ma ora ecco che di nuovo si riapre, anche se in verità non si è mai chiusa. Mai. Continua ad essere una ferita aperta che ci pugnala al cuore, è come se ogni volta la pietra tombale che vorremmo si chiudesse per dare dignità e tranquillità ai nostri genitori e a tutte le vittime della strage sia impossibile da porre. E ogni maledetta volta che si parla o che viene alla luce qualcosa, si torna a quel giorno, a quel 27 giugno del 1980 e si rivive tutto come allora. Ma tutto, proprio tutto e le assicuro che è qualcosa di ignobile, soprattutto se leggi e senti pareri di persone che dovrebbero restare in silenzio e invece parlano e dicono non tanto stupidaggini, ma cose vergognose“.
E’ stanco, distrutto, arrabbiato e amareggiato Ivano Lachina, come del resto lo sono i fratelli e tutti i parenti delle vittime di Ustica che in questi anni sono rimasti soli, e nel vero senso della parola. Ogni volta sente sempre le stesse cose, come la tesi della bomba e qui quasi esplode, pur mantenendo un tono calmo, ma perentorio e secco: “La cosa più brutta è chi cerca di alzare una cortina fumogena, come si fa a leggere la tesi della bomba è ancora valida e poi chiamarla tesi? Ci sono prove che è stato un missile, la gente lo sa che il bagno dell’aereo, dove si dice fosse stata piazzata la bombo, trovato in fondo al mare era integro? Ma quello del bagno è il meno, quello che mi amareggia è che ci siano giornalisti che danno la parola a persone che ancora portano avanti queste fesserie. Se ci fosse stata bomba gli oblò non sarebbero al loro posto, le valigie porterebbe tracce, pensi che hanno fatto le prove con dei petardi che avrebbero rotto il lavandino di quel bagno, ma era integro, peccato che ci sia un giornalismo poco serio, e mi contengo”
Ma ci sono tante altre cose che non vanno giù e che pochi sanno o “fanno finta di sapere e conoscere“, e anche qui Ivano ne ha da dire e raccontare: “Sento parlare persone e leggo interviste di gente come il generale Tricarico, ma non è il solo. Lui parla e dice che sono stati assolti, ma si dimentica di dire sempre per prescrizione, anzi, ancora peggio, dice che non sono stati condannati, ma si indaghi sul serio. La sa una cosa che nessuno si ricorda? Le due Camere hanno votato all’unanimità la derubricazione del reato di Alto tradimento passando il reato dal primo al secondo comma quindi è diventato prescrittibile una settimana prima della sentenza. Una settimana prima, capisce? Sono stati riconosciuti di aver fatto depistaggi e omissioni, ma poi vengono assolti per prescrizione. Ci sono cose alterate che vengano fatte passare per reali. Per questo mi indigno e mi fa schifo la professionalità di alcuni giornalisti che mettono in dubbio la verità, un’unica verità, scrivendo cose non verificate e diverse dai fatti“. Per non parlare dei risarcimenti, dove lo Stato ha fatto quello che uno Stato non può permettersi di fare davanti a una simile tragedia: “Lo Stato non ci ha cercato anzi, siamo noi che ci siamo dovuti andare a far valere le nostre ragioni grazie all’associazione dei famigliari delle vittime con Daria Bonfietti, tralasciando il comportamento e lo sciacallaggio delle assicurazioni. Tutti noi, famigliari delle vittime, ci siamo dovuti rimboccare le maniche e andare avanti, con l’aiuto della gente comune. Ma alla fine da soli“