Il presidente più vincente della storia del Napoli si racconta: da Maradona, alle scappatelle, passando per la politica
Corrado Ferlaino un nome che per i napoletani, così come per il mondo del calcio tutto, ha un grande significato: è il presidente più vincente della storia del Napoli calcio. Cinque donne e cinque figli, qualche tradimento e nessun rimpianto: così l’ex patron dei partenopei si è raccontato al Corriere della Sera, rivelando che a 92 anni (festeggiati a maggio) ha una nuova fidanzata: “Alla fine le mie compagne capivano lo spirito di scappatelle che tutto sommato non avevano tanto senso, spesso sono stato perdonato“.
La chiacchierata comincia con un accenno alla politica: “Giorgia Meloni è l’immagine di donna compiuta, risolta. Mamma, compagna e grande lavoratrice. Posso essere d’accordo o meno con le sue idee ma le riconosco concretezza. È da sola, però. Salvini vuole fare Berlusconi ma non lo è e mai lo sarà. Tajani più o meno la stessa cosa. L’Italia ha perso un grande imprenditore e politico“.
“Parigi è la mia seconda casa – continua a raccontare Ferlaino – è una città meravigliosa, poi io parlo bene il francese. È una specie di rifugio. Ci andai anche quando coinvolto nell’inchiesta Tangentopoli volevo sfuggire all’arresto. Ma non avevo fatto nulla e infatti fui assolto. Ero vittima di una concussione ma in quel momento fuggire fu istintivo. I miei avvocati mi consigliarono di tornare e ammettere che avevo dato soldi a un politico, a quei tempi era la prassi”.
Spazio poi ai progetti dell’ex patron del Napoli: “Ho in mente un libro in cui raccontare chi sono stato e cosa ho fatto. Vorrei scriverlo per essere ricordato dai miei figli per quello che sono stato veramente. Per essere rispettato da loro“.
A proposito di figli, la parentesi poi sul ‘figlio aggiunto’, ossia Maradona: “Per portarlo a Napoli da Barcellona ci vollero 13 miliardi, e tutto nacque per caso. Misi a soqquadro il Banco di Napoli. Il presidente dell’ente Federico Ventriglia mi accordò la fidejussione, salvo poi ripensarci perché in città c’era stata una sollevazione popolare. Provò a bloccarla, ma io fui più lesto. Ero già andato in banca a prendere il documento ed ero partito. Un’operazione che costò il licenziamento della persona che materialmente mi aveva consegnato il documento. Iuliano? Fu lo stratega, da calciatore mi chiedeva un sacco di soldi, da dirigente imparò a risparmiare“.
“Diego faceva uso di sostanze e io lo sapevo – prosegue Ferlaino – sono andato tante volte a casa sua perché non si presentava al campo. Dormiva e stava ridotto male, ma poi gli bastava un po’ di recupero e ci faceva vincere le partite anche se non si era allenato. Marsiglia? Diego ha detto una grande bugia, non avrei venduto mai il migliore, né i più bravi“.
A maggio l’ex presidente del Napoli è andato in Argentina sulla tomba di Diego: “La città festeggiava lo scudetto ed io ero in un giardino grande a Buenos Aires. Sono stato lì due ore, gli ho parlato. Abbiamo festeggiato insieme. Le partite di oggi? Le guardo, ma solo il primo tempo, come quando ero presidente. Un po’ per scaramanzia, ma oggi perché ho due pacemaker e devo salvaguardare il cuore“.