La volontaria, in piazza, con Don Coluccia per la pulizia delle strade del quartiere, in esclusiva a Notizie.com: “Diamo fastidio ai pusher. Si sentono onnipotenti”
“Quello che mi è successo, da un punto di vista morale mi ha colpito molto, ma allo stesso tempo mi fa capire che non dobbiamo mollare. Sabato prossimo sarò ancora in piazza e non ho nessuna intenzione di fermarmi“. Maricetta Tirrito è a casa, con una frattura del gomito e 25 giorni di prognosi. Ieri è stata aggredita a Tor Bella Monaca, uno dei quartieri più problematici della Capitale, mentre era impegnata nella pulizia delle strade. Un nordafricano le ha tirato con forza una bottiglia di birra, provocandogli una frattura scomposta.
L’aggressione è stata realizzata mentre Maricetta era impegnata nella pulizia di alcune strade di Tor Bella Monaca. Un’iniziativa che la sua associazione “Laboratorio una donna”, porta avanti da tempo. L’obiettivo è ripulire le zone che generalmente vengono battute da pusher e da esponenti della malavita organizzata, seguendo le orme di Don Antonio Coluccia. “Era presente anche lui e parte attiva della manifestazione – racconta Maricetta in esclusiva ai nostri microfoni – è arrivato proprio mentre sono stata aggredita. La manifestazione è iniziata intorno alle 9. Io sono stata attaccata intorno alle 11″.
Tor Bella Monaca torna al centro della cronaca. Prima l’aggressione a Don Antonio Coluccia, poi l’arresto di uno spacciatore durante la visita del ministro Abodi, infine il blitz delle forze dell’ordine della scorsa settimana. Ogni sabato i volontari danno vita a manifestazioni all’interno del quartiere. L’associazione presieduta da Maricetta Tirrito, ieri è stata accompagnata dal gruppo ‘Tor Più Bella’, dai responsabili dell’Ama, dal presidente del VI Municipio Nicola Franco e da Don Antonio Coluccia. “La cosa che più colpisce è che tutto avviene alla luce del sole. Di fronte agli agenti di polizia. Queste persone si sentono potenti e invincibili”.
Ci racconta cosa è successo?
“Eravamo al lavoro già da due ore sulla strada ed evidentemente avevamo dato fastidio a qualcuno. Si tratta di una strada secondaria, ma era molto trafficata da dei macchinoni. I signori che si sono arrabbiati, evidentemente non potevano lavorare. Come ci hanno confermato”.
Stavate impedendo a qualche pusher di “lavorare”?
“Evidentemente si. Ad un certo punto questo tizio è venuto verso di noi urlando e dicendo che ce ne dovevamo andare. Ci ha insultate, dicendoci che non poteva lavorare. E tutto davanti ai Carabinieri. La cosa assurda è la loro spavalderia, il loro senso di appartenenza al territorio. Quello è il loro territorio e li possono fare quello che vogliono”.
Perchè ha attaccato proprio lei?
“Non ce l’aveva con me personalmente, ma con tutti noi. Ero la prima persona che gli sono capitata davanti. E a questo punto dico fortunatamente, perchè a due passi c’era una signora più anziana e più bassa: se avesse tirato la bottiglia contro di lei l’avrebbe presa in testa”.
Si ricorda cosa è accaduto?
“Questa persona si è avvicinata a noi e ha cominciato ad urlare: ‘Infami, via da qua, via da qua, io devo lavorare’. Io ho risposto dicendo che non ce ne saremmo andati. ‘Se non lavori restiamo qui tutto il giorno’, gli ho detto. Lui è andato in escandescenza”.
E l’ha aggredita?
“La zona è molto mal ridotta, deturpata e trascurata. Ci sono decine di macchine in rovina abbandonate ai bordi delle strade. Quest’uomo si è infilato in una di queste, ha preso una bottiglia di vetro e l’ha lanciata verso di e. Mi ha preso sul braccio, all’altezza del gomito e del polso e si è andata a schiantare dall’altra parte della carreggiata. Quindi immaginatevi quanto sia stata tirata con forza”.
Poi cosa è successo?
“Tutti sono intervenuti. Il presidente del Municipio si è messo tra me e questo signore cercando di calmarlo, ma non c’è riuscito. Contestualmente sono arrivati i Carabinieri che erano cento metri più in la e lo hanno fermato. E’ stato tutto molto veloce. Dietro di lui c’erano altri soggetti che si stavano scaldando, ma visto che le forze dell’ordine lo avevano preso, si sono calmati ed allontanati”.
Erano tutti stranieri?
“Si. Quasi tutti di origine nordafricana. Ce n’erano anche altri di altre nazionalità, ma tutti stranieri”.
Era la prima volta che andava li?
“No, io sono spesso li, con Don Coluccia. Casualmente non c’ero la scorsa settimana quando c’è stata l’aggressione verso di lui. Sono anni che mi dedico a quella zona: ho fatto la Befana con i Carabinieri alle Torri, ero io quella vestita da Befana”.
Come si sente oggi, fisicamente e mentalmente?
“Purtroppo devo dire che ormai ci abbiamo quasi fatto l’abitudine. C’è sempre qualcuno che cerca di spaventarci quando proviamo a riappropriarci di una piazza. Nella loro mentalità li disturbiamo nella loro zona, dove lavorano e comandano. E’ chiaro però che uno non si aspetta di essere aggredita in questo modo. Che ti tirino qualcosa addosso. Tra la paura e il dolore, è chiaro che si rimane colpiti. Ma non ho nessuna intenzione di farmi spaventare. Anzi: abbiamo più voglia di continuare
Scenderà ancora in piazza?
“Certo, ogni sabato faremo qualcosa e in una via diversa. Il segnale di pulizia, nono solo ambientale, ma anche morale è necessario. Non è giusto che si sentano padroni, che agiscano con questa impunità, occupando intere piazze del Comune di Roma, con un delirio di onnipotenza che li porta a fare quello che vogliono. Purtroppo chi sta sul posto lo vive ogni giorno: una volta a settimana siamo un bel gruppo, ma chi vive li durante la settimana è la prima vittima dei loro sfregi e dei loro dispetti quotidiani”.
Quindi sabato prossimo si scenderà ancora in piazza?
“Assolutamente si: se ci hanno attaccato in questo modo è perchè per qualche ora abbiamo liberato una piazza di spaccio dai loro loschi affari. Questo è il nostro obiettivo: limitare o eliminare la vendita di morte”.