Cile, il ricordo di Massimo D’Alema: l’ex presidente del Consiglio ne ha parlato in una intervista che ha rilasciato al quotidiano “La Stampa”
Sono passati ben 50 anni dal golpe di Pinochet che cambiò inevitabilmente il Cile. In merito a quanto accadde ha voluto esprimere un ricordo personale Massimo D’Alema. All’epoca dei fatti era segretario della Federazione giovanile comunista italiana che aiutò gli esuli cileni e poi presidente del Consiglio durante gli anni della rinascita della democrazia. Ne ha parlato in una intervista rilasciata al quotidiano “La Stampa“.
Da quel momento in poi, fino ad arrivare ai giorni nostri, per D’Alema non ci sono mai stati dubbi nel rapporto tra i due Paesi in questione: “In questi 50 anni tra Italia e Cile si è creato un legame speciale, che è al tempo stesso politico, umano, culturale. La vicenda del Cile ha avuto un’influenza sulla storia italiana: il compromesso storico e la solidarietà nazionale nascono in gran parte a partire da una riflessione sul tragico epilogo della esperienza di Unidad popular”.
Un altro suo ricordo ed aneddoto in merito al periodo degli anni ’60: “Il Cile all’epoca era un Paese evoluto, aveva un sistema politico molto legato a quello europeo: c’erano la Dc, i comunisti, i socialisti. Per noi del Pci rappresentò l’esperimento di un’avanzata democratica verso il socialismo non solo in un Paese occidentale ma collocato addirittura nel ‘cortile di casa’ degli Stati Uniti d’America. La strategia democratica era la nostra strategia e il Cile rappresentava la prova che tutto questo si poteva fare”.
Quando gli è stata posta la domanda sul fatto che il golpe abbia influito, o meno, sul Pci la risposta non si è fatta assolutamente attendere: “Dal 1973 la politica del Pci si muove a partire da un lungo articolo di Enrico Berlinguer, pubblicato su Rinascita, che si intitola ‘Riflessione sui fatti del Cile’. Una riflessione che spinse il Pci a prendere atto che in un mondo diviso dalla guerra fredda, in un Paese dell’Occidente un’alternativa seccamente di sinistra non era realistica e occorreva fare un’alleanza con forze come la Dc. Ma i fatti del Cile spinsero anche frange della sinistra a radicalizzarsi, ritenendo che la via della democrazia fosse preclusa”.