Claudio Lotito è intervenuto ai microfoni della radio della Lega di Serie A e ha toccato diversi argomenti: dall’ultimo mercato estivo, fino alla questione stadio, parlando dell’ipotesi Flaminio.
Addio a Sergej Milinkovic-Savic dopo otto anni pieni di soddisfazioni, spazio ai nuovi da Guendouzi a Kamada, da Rovella a Isaksen, passando per Castellanos e Pellegrini.
Claudio Lotito non ha dubbi, la sua Lazio ora è più forte: “Perché Milinkovic non è andato in un top club? Non abbiamo mai ricevuto offerte concrete, l’unica vera fu da parte di una squadra italiana (il Milan ndr), di cui non farò il nome, che offrì oltre 100 milioni di euro. Declinai perché avevo preso l’impegno con Inzaghi e inoltre non avremmo fatto in tempo a sostituire Sergej, dato che quell’estate il calciomercato chiudeva a metà agosto. Fu un errore chiudere prima il calciomercato, come è tutt’ora sbagliato chiuderlo alle 20 dell’ultimo giorno e non a mezzanotte come negli altri campionati importanti. La scelta di Milinkovic è stata personale. Noi non lo volevamo vendere e sono arrivato a offrirgli anche ingaggi importantissimi, ma prima della fine del campionato mi aveva detto che avrebbe voluto fare una nuova esperienza”. Una squadra pronta per la Champions: “Abbiamo allestito una squadra che ha tutto per competere in entrambe le competizioni. La Lazio lo scorso anno aveva fatto una valutazione, ritenevamo che la Conference League fosse una competizione che non di interesse della Lazio; diversa è la Champions, competizione che dà risorse straordinarie e grande visibilità”.
Poi il passaggio relativo al nuovo stadio, con l’ipotesi Flaminio non ancora scartata, ma complicata da mettere in atto: “Dobbiamo fare uno impianto efficiente, che sia adeguato alle esigenze di club e tifosi, e che porti un valore aggiunto. Quando costruisci uno stadio fuori città, devi crearci attorno un nucleo residenziale per farlo funzionare 360 giorni all’anno. Viceversa, se ristrutturi uno stadio dal valore storico, devi capire che alcune attività di ricavo non potrai mai metterle in campo. Il Flaminio è un impianto che non può efficientare i ricavi. A Roma è molto complicato realizzare uno stadio ex novo. Io 20 anni fa proposi di costruirlo su un terreno della mia famiglia, vicino allo svincolo per l’autostrada, e mi fu impedito dall’amministrazione Veltroni. Per me fu un errore, sarebbe divenuto uno stadio all’avanguardia“.
Infine un plauso ai tifosi che hanno sottoscritto più di 30 mila abbonamenti: “La tifoseria ha capito che c’è un progetto serio. . Bisogna essere convinti della bontà del proprio progetto, io sono sicuro che il tempo dimostrerà che certe scelte sono positive. I tifosi lo meritano, non si sono mai discostati dalla società anche nei momenti di difficoltà”.