Cannabis, continua la lotta da parte di Mattia Santori: nel frattempo arriva la nuova mossa da parte del consigliere
Una sfida che non vuole assolutamente perdere. Anzi, ci sta provando in tutti i modi a far cambiare idea a coloro che in materia sono a dir poco “scettici”. Nel frattempo Mattia Santori continua la sua lotta in merito. Tanto è vero che, nelle ultime ore, si sta parlando di lui per una nuova mossa che non è passata affatto inosservata. Il consigliere, secondo quanto riportato da alcune fonti locali, si è presentato in aula del Consiglio comunale di Bologna con un vasetto di infiorescenze di Cbd e uno di pesto.
Queste sono alcune delle sue dichiarazioni rilasciate a Palazzo D’Accursio: “Entrambi questi prodotti sono legali e sono Made in Italy. Lunedì scorso ho proposto ai colleghi di visitare una delle aziende che abbiamo sul territorio per capire con loro gli impatti economici di una norma che con gli operatori del settore non è stata discussa. So benissimo che sulla cannabis c’è un divario culturale da colmare, ma le dichiarazioni lette sui giornali certificano che sul tema regna una confusione sovrana“.
Cannabis, continua la lotta di Santori: “E’ legale come il pesto”
Santori ha precisato di capire benissimo le perplessità da parte dei consiglieri: “Mi rendo conto dei pregiudizi, ma visto che sono convinto che ci troviamo di fronte ad un’ingiustizia economica prima ancora che culturale, cerco di spiegarvela nella maniera più semplice“. Sempre mostrando i due contenitori continua dicendo: “Questo è un vasetto di pesto, questo un vasetto di infiorescenze di Cbd. Entrambe di note marche italiane.

Entrambe le aziende possiedono la partita Iva, pagano tasse e dipendenti. Entrambe sono energivore, pagano le bollette e si misurano con il mercato internazionale“. Ci sono differenze? A quanto pare sì e lo spiega chiaramente: “Se dall’oggi al domani qualcuno in Francia proponesse di vendere i derivati del pesto solo nelle farmacie e dietro ricetta, noi politici scenderemmo in pizza gridando all’attacco delle aziende del made in Italy.
Se qualcuno paragonasse il pesto, l’alcol o il tabacco agli stupefacenti, diversi ministri si affretterebbero a dire che le droghe sono altre. Se avessi proposto un’udienza conoscitiva in uno stabilimento che produce pesto, in seguito ad una riforma che ne riduce del 30% il fatturato per regalarlo alle grandi multinazionali del farmaco, nessuno si sarebbe sognato di dire che si spendono soldi pubblici per cose non serie“.