Maurizio Castelli, al quale nel 2015 venne amputato un braccio dopo un incidente, giocherà con i normodotati: “Sarò il portiere del Pianoscarano, società in cui è cresciuto l’ex juventino. E sogno di incontrare Peruzzi”
Ci sono storie che vale la pena di raccontare. Sogni che si realizzano improvvisamente e proprio quando sembrava impossibile riuscirci. Maurizio Castelli sta per riuscire a coronare il suo sogno a 31 anni: giocare per la prima volta nel ruolo di portiere in un campionato ufficiale. E nonostante da quasi otto anni non abbia un braccio. “Sembrava una cosa impossibile, eppure il mio sogno si sta per coronare”.
Maurizio è originario di Marta, un paese a due passi da Viterbo, nell’alto Lazio. Ama le moto e il calcio. “Soprattutto il ruolo di portiere. Mi è sempre piaciuto tanto. Nelle partite e nei tornei tra amici ero l’unico che voleva andare sempre in porta. Quando giocavamo a calcio tedesco, io tiravo spesso volutamente fuori, così mi ritrovavo tra i pali. Non ho mai pensato però di trasformarlo in qualcosa di più di una semplice passione. Non ero mai andato in una scuola calcio”.
Ma il 7 agosto del 2015, il sogno di fare il calciatore per Maurizio, sembra dissolversi nel nulla. “Ero in moto, in provincia di Grosseto, in un passo di montagna. In una curva a sinistra, il Defender guidato da un ubriaco mi ha colpito in pieno. Da quel momento in poi la mia vita è cambiata”.
Ha subito l’amputazione del braccio?
“In realtà i medici hanno provato a riattaccarmelo. Per sei mesi circa, fino a dicembre, ho provato a salvarlo facendo 36 operazioni. Fino a quando non ho incontrato un chirurgo di Milano: grazie a lui ho trovato il coraggio di prendere una decisione alla quale pensavo da tempo: amputarlo. Non avevo più i tendini ed era una cosa attaccata al mio corpo, ma che non serviva a nulla. Io volevo riprendermi la mia libertà. Con quella cosa attaccata non ci riuscivo. Il chirurgo mi ha spiegato come funzionano le protesi di oggi, i vantaggi che ti regalano. Riacquisti una normalità”.
Li ha pensato di provare a giocare a calcio?
“Quando ero all’ospedale, senza un braccio, ho iniziato a pensare a tante cose: dopo essermi svegliato dal coma senza un braccio ho cercato di capire le cose che potevo fare e quelle che non avrei potuto fare più. La prima cosa che ho pensato è che provare a fare il portiere, senza un braccio era impossibile”.
Poi?
“Nel 2021 le cose sono cambiate. Ho conosciuto un ragazzo, Arturo Mariani, che ha fondato la Roma Calcio Amputati e mi ha chiesto se fossi interessato a provare questa nuova esperienza. Mi ha spiegato che in quella disciplina, in campo possono giocare atleti che hanno menomazioni agli arti inferiori, mentre chi gioca in porta, deve avere un problema alle braccia. Ho provato ed è scattata la scintilla. Ho iniziato a giocare nel calcio amputati fino alla fine del campionato scorso. Ma ho capito che preferivo orientarmi verso altre scelte. E’ un altro sport, con regole diverse: calcio a sette, i portieri se hanno una parte di braccio devono metterla sotto la maglia. Ho capito che c’era la possibilità di mettermi nuovamente in discussione.
Giocare in un campionato ufficiale?
“Ho iniziato a frequentare la Tuscia GoalKeeper Accademy, che si occupa della preparazione dei portieri. Volevo allenarmi come un portiere normale: anche senza un braccio. Ho iniziato ad allenarmi come un portiere vero e tramite loro ho conosciuto il Direttore Sportivo del Pianoscarano, che ha voluto credere in me. All’inizio era nato tutto per gioco: mi ha fatto allenare con la squadra, poi mi ha fatto firmare il contratto. Ora farò parte della squadra che giocherà in campionato”.
Ma in campo giocherà con le protesi?
“Assolutamente no. Non posso usarle. Sarebbero un corpo contundente e potrebbero fare male a me o agli avversari. Giocherò con un braccio e mezzo, o come mi ha detto un compagno di squadra, giocherò con tre gomiti. Battute a parte, il campionato di Prima Categoria, girone A del Lazio inizierà ad ottobre. Io non vedo l’ora. La squadra è la prima dove giocò Bonucci”.
Come si sta trovando?
“Lo staff è di ottimo livello. Io mi sento come se avessi due braccia. Mi trovo bene e l’ambiente mi sta aiutando tanto. Adesso mi mancano due sogni da realizzare: esordire ed incontrare il mio idolo Angelo Peruzzi”.
Si ispira a lui?
“Portiere come me, della Tuscia anche lui, ma soprattutto il mio idolo. Io ho 31 anni e quando ho iniziato a vedere il calcio i portieri più forti erano lui, Pagliuca e Marchegiani. L’ho sempre considerato un grande idolo. Spero di riuscire ad incontrarlo”.