Minacce e violenze, un militare dell’esercito finisce a processo per il suo comportamento nei confronti dell’ex compagna
Una brutta storia di violenza domestica arrivata direttamente da un militare dell’Esercito teramano. “Se mi togli mia figlia, io ci metto 6 o 7 minuti ad ammazzarti“. Questa la minaccia di morte rivolta alla sua ex compagna di fronte ai tre figli minorenni della donna, la più piccola nata proprio dalla loro relazione amorosa. Maltrattamenti continui e atti persecutori: la storia è finita a processo dopo la denuncia della donna, che si è costituita parte civile assistita dall’avvocata Monia Terzilli, che ha fatto scattare anche un divieto di avvicinamento ancora in corso.
Il movente è la gelosia di lui, con continue scenate: “Una sera era il terrore a casa – ha raccontato in aula la mamma della parte offesa –. Lui urlava e i bambini piangevano. Diceva a mia figlia che lei non è buona a niente e poi l’accusava di andare con altri uomini“. Lei è una commerciante teramana, e i suoi orari di lavoro la costringono a rientrare tardi e a stare molte ore fuori casa. Per questo “lui l’accusava di occuparsi poco dei lavori domestici e della casa“, ha continuato la mamma dell’ex compagna. “Lui diventava violento con le parole nei confronti della compagna quando beveva – ha confermato una ex dipendente della donna –. Era geloso e l’accusava di avere altre relazioni solo perché scambiava due parole con qualche cliente“.
Non finisce qui. Le scenate di gelosia sono andate avanti in modo serrato. La testimone dell’accusa in aula, infatti, ha raccontato di quando la sua ex datrice di lavoro, una mattina dello scorso anno, l’ha chiamata dal balcone di casa perché l’ex compagno le aveva preso e sequestrato il cellulare. “Per qualche giorno è rimasta senza e gliel’ho prestato io per poter rimanere in contatto con i fornitori, dopodiché è scomparso pure a me e allora abbiamo chiamato i carabinieri“.
Continua poi l’accusa della madre della donna: “Lui non c’è mai stato neanche durate la gravidanza di mia figlia. Noi familiari l’abbiamo sostenuta. Ma il giorno del parto lei lo ha chiamato“. Numerose, e lunghe, sono anche le assenze da casa del militare che, però, secondo il difensore dell’uomo, l’avvocato Guglielmo Marconi, sarebbero state dovuto a periodi di missioni dell’imputato. “A volte lo diceva, altre volte, invece, spariva e basta“, ha replicato però l’ex suocera. Agli atti ora ci sono anche messaggi sui social o su whatsapp e registrazioni audio acquisiti da gennaio ad agosto dello scorso anno. Tutto ciò ha portato la donna a chiamare le forze dell’ordine per tutelare se stessa e i suoi tre figli, anche loro vittime di questa situazione. Nella prossima udienza l’imputato si sottoporrà all’esame.