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Economia

Pensioni, cambiano gli assegni per rivalutazione e conguagli

Published by
Marco Ercole

Novità importanti a partire dal 2024: si tratta di misure che hanno l’obiettivo di proteggere il potere d’acquisto

Tiene banco in Italia il sempre dibattuto tema pensioni. Se da un lato il prolungamento a tutto il 2024 di Quota 103 (ossia l’uscita anticipata con 41 anni di versamenti e 62 anni d’età) sembra scontato, e se i sindacati sperano almeno sull’ampliamento dell’Ape social e di Opzione donna, per l’anno a venire sono in arrivo aumenti dovuti a rivalutazione e conguagli.

Novità in arrivo per le pensioni in Italia – Notizie.com

Subentra anche qui la questione dell’inflazione. Anche nel 2024, infatti, avverrà la rivalutazione delle pensioni dovuta principalmente alla variazione dei prezzi Istat: importi dei trattamenti pensionistici ritoccati per adeguarli al costo della vita. Questa misura ha perciò lo scopo di proteggere il potere d’acquisto delle pensioni, mettendole al riparo proprio dall’inflazione. Oltre alla nuova rivalutazione c’è anche quella relativa all’indice definitivo 2023, ossia l’aumento dell‘8,1% sull’anno precedente. La rivalutazione degli assegni e contributi previdenziali del 7,3% applicata quest’anno era provvisoria. Ora invece l’indice di aumento Istat è definitivo (dell’8,1%) con uno scarto in positivo dello 0,8%, che porterà sugli assegni pensione i relativi conguagli con tanto di arretrati.

Cosa succede dal 2024

In estate l’Inps ha recepito l’effettiva rivalutazione 2023, che si è attestata con un +8,1% sull’anno precedente. Gli aumenti erogati del 7,3% in via provvisoria – con decorrenza dal 1° gennaio scorso – devono essere quindi rivalutati e aumentati di nuovo in stile conguaglio. Sugli assegni dovrà dunque essere aggiunto lo scarto dello 0,8%. Per il 2023 le pensioni fino al minimo Inps sono state rivalutate del 7,3% più un incremento straordinario: del 6,4% ai pensionati ultra75enni (la minima è salita a 600 euro); dell’1,5% ai pensionati più giovani. Non finisce qui. Entro il 20 novembre del 2023, come avviene ogni anno, verrà determinata, con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni. A quel punto gli assegni andranno adeguati al nuovo indice. Nel 2024 l’ordinaria rivalutazione potrebbe attestarsi massimo 6% Potrebbe però anche essere inferiore e fermarsi al 5,5%.

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Ultimo, ma non per importanza, il tema dell’aumento delle pensioni minime, attualmente fissate a quota 600 euro. L’obiettivo di legislatura, sostenuto con forza in particolare anche da Silvio Berlusconi, sono i mille euro al mese. Anche però in questo caso c’è un problema di ristrettezza finanziaria. Forza Italia è comunque determinata a spostare l’asticella più in alto già dal prossimo anno, verso quota 700 o almeno intorno ai 650-670. A contrasto c’è la linea della prudenza di bilancio, impostata da Giancarlo Giorgetti con l’imprimatur di Giorgia Meloni.

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Marco Ercole