L’incredibile storia raccontata dalla famiglia Bracci di Narni, con sei persone a vivere in 60 metri quadrati tra mille difficoltà
La storia della famiglia Bracci di Narni: 4 figli e uno stipendio solo. La madre, Essia Somrani, ha 39 anni. I figli sono Giada, di 19 anni, diplomata in scienze umane al liceo Gandhi di Narni Scalo, Aurora di 17 anni studia all’istituto Casagrande-Cesi, Anastasia, di 8 anni e Cristian di 3 anni. I soldi li porta a casa solo il marito, Massimiliano Bracci, 43 anni, con un contratto part-time da circa 1.100 euro al mese come operatore ecologico a Vignanello. Per andare a lavorare percorre 35 chilometri ogni giorno da Taizzano di Narni ed altrettanti per tornare. Essia è una persona solare, con un passato burrascoso: “Le prime due figlie le ho avute da una precedente relazione che ho cercato di far funzionare a tutti i costi per le bambine, ma ci sono situazioni in cui diventa impossibile restare“.
L’amore e il rispetto, però, è riuscita a trovarli solo diversi anni dopo, precisamente nel 2008: “Massimiliano è stata una benedizione e con lui ho creato una bella famiglia. Stiamo attenti a tutto e ci arrangiamo. Usufruiamo degli assegni familiari, due volte a settimana ricevo il pacco famiglia della Caritas dove c’è un po’ di tutto: latte, farina, zucchero, pomodoro, pasta, marmellata. Qualche volta c’è anche il fresco, tipo l’insalata che ha una scadenza a breve. Comunque non prendo tutto quello che c’è a disposizione, perché non mi piace buttare le cose, preferisco lasciarle a chi ne ha bisogno, come la carne in scatola“. Poi, riguardo il cibo, continua: “Fortunatamente la carne non ci piace più di tanto, il pesce lo mangiamo poco perché faccio fatica a comprarlo, frutta e verdura sì, anche se ha dei prezzi allucinanti. Giro per i discount in cerca di offerte perché il rincaro dei prezzi per noi è stato devastante. Prima andavo in quei negozi che hanno tutto a 99 centesimi, ma la merce spesso non è all’altezza, quindi ora ne compro di meno, ma di qualità. Spendo circa 150 euro a settimana per la spesa. Poi risparmio anche sull’acqua perché abbiamo messo il depuratore e non la compro“.
Una famiglia in difficoltà
L’aiuto, fondamentale, arriva anche dalla Caritas: “Riesco a risparmiare circa 35/40 euro ogni due settimane quindi un’ottantina di euro al mese. Sulla scuola fino ad ora ci ha aiutato la Caritas, ma quest’anno ci siamo trovati un po’ meglio e non ne abbiamo approfittato. Abbiamo speso 130 euro per i libri. Ci manca il computer, ma ora non ce lo possiamo permettere“. Per quanto riguarda i vestiti, invece: “Un paio di volte l’anno andiamo a Roma dove c’è un negozio abbastanza economico, ad esempio un pacco di calze da sette paia lo pago 4 euro. Alla fine, nel nostro piccolo, non ci manca niente dai. Anche perché se i figli chiedono qualcosa, magari oggi non ce la faccio, domani neanche, ma quello dopo si. Si fanno sacrifici e si risparmia. Rinunciamo ad andar fuori a cena. Veramente quest’anno siamo andati una volta perché sono venuti i fratelli di Massimiliano, ma è stata la madre a pagare. E io anche alla parrucchiera“.
La casa è un appartamento popolare di circa 60 metri quadrati, a 102 euro al mese. Su questo, Essia dice: “Io qui sto bene, perché l’abbiamo sistemata come volevamo, rimboccandoci le maniche e facendo noi tutti i lavori. Ma ho chiesto un ampliamento perché abbiamo solo due camere da letto ed un bagno. Come famiglia siamo una XXL e questa casa ci sta diventando davvero stretta“. “Mi auguro che i miei figli se ne vadano dall’Italia. Me lo auguro veramente perché non c’è un futuro qua. Oppure possono anche rimanere in Italia, ma avendo un lavoro statale che gli permette uno stipendio fisso al mese“.