Il prezzo dei carburanti non accenna a scendere e il governo è chiamato a decidere sul rinnovo delle misure contro il rincaro entro fine settembre.
Mentre i sindacati continuano a chiedere di adottare l’accisa mobile per tre mesi, in attesa di provvedimenti da introdurre nella Legge di Bilancio 2023 e di una riforma strutturale del settore , il governo sta pensando di ricorrere al Bonus benzina. Intanto i cittadini sui social si domandano come mai nelle cosiddette zone franche come Livigno, il carburante abbia prezzi più bassi. E soprattutto come mai non vengono adottare le stesse misure contenitive anche nel resto d’Italia.
La risposta è semplice: nelle zone franche al confine con l’estero la tassazione è diversa, quindi anche il prezzo della benzina lo è. Qui, il prezzo viene stabilito anche per ragioni di concorrenza: se i carburanti costassero di più, i residenti farebbero il pieno all’estero. Del resto già accade che gli italiani residenti delle Regioni al confine preferiscono recarsi ai carburanti delle zone franche.
“Siamo sempre in Italia, per quale ragione non si interviene anche a livello nazionale su accise e Iva?”, si chiede il popolo dei social. “Ci sono due pesi e due misure. È una presa in giro e il governo non può non intervenire”.
Zavalloni: “Tanto vale intervenire sulle accise”
“Per zone franche si intendono città al confine con Paesi esteri, dove esistono condizioni figlie di interventi delle Regioni, come in Friuli ad esempio, o in alcune province della Lombardia”, spiega Alessandro Zavalloni, segretario nazionale di Fegica. “Lì ci sono delle card riservate ai residenti che consentono di avere prezzi di favore, soprattutto per via della concorrenza con gli Stati limitrofi dove i prezzi sono più bassi per effetto di una tassazione inferiore”.
Ma, aggiunge Zavalloni, non è pensabile intervenire a livello nazionale con le stesse iniziative: “Stiamo parlando di una cosa residuale rispetto al ragionamento nazionale. Se parliamo del resto d’Italia, tanto vale intervenire sulle accise”.