Covid e gene di Neanderthal: uno studio dell’Istituto Mario Negri li ha messi in relazione. I familiari delle vittime della bergamasca a Notizie.com, “Siamo disgustati dall’uso strumentale che se ne è fatto”. Anche il professor Remuzzi si dissocia dalla forzata interpretazione rispetto alla morti di Bergamo
Negli ultimi sette giorni sono stati registrati 30.777 casi Covid rispetto ai 21.309 dei precedenti.
L’incidenza sale in gran parte delle Regioni. I dati aggiornati al 15 settembre dimostrano un aumento del 44,4% rispetto alla scorsa settimana, come ha evidenziato il monitoraggio Covid-19, a cura dell’Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute. Come detto è aumentata anche l’incidenza che passa a 52 casi per 100mila abitanti contro i 36 dei 7 giorni precedenti. Guardando alla scorsa settimana “i dati della sorveglianza integrata dell’Iss, nel periodo 4-10 settembre, mostrano un’incidenza settimanale in aumento nella maggior parte delle regioni/province autonome con valori non superiori a 70 casi per 100.000 abitanti”. L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Veneto (69 casi per 100.000 abitanti)”, si rileva nel report del monitoraggio. Salgono i ricoveri e le terapie intensive per Covid in Italia, ma al momento l’impatto sugli ospedali “rimane limitato, sebbene in leggero e costante aumento”.
Questa la cronaca asciutta dei numeri, che se non preoccupano destano comunque attenzione. Poi, nelle ultime ore c’è una notizia che ha sollevato la doverosa “curiosità”. L’Istituto Mario Negri ha presentato, nel corso di un convegno, i risultati di Origin, un articolato studio di popolazione, che negli ultimi due anni ha visto i ricercatori dello stesso Mario Negri impegnati nell’analisi della relazione fra i fattori genetici e la gravità della malattia COVID-19 nella provincia di Bergamo, epicentro della pandemia. Lo studio, pubblicato sulla rivista iScience, dimostra che una certa regione del genoma umano si associava in modo significativo col rischio di ammalarsi di Covid-19 e di ammalarsi in forma grave nei residenti in quelle aree più colpite dalla pandemia, in particolare nella bassa Valle Seriana.
“Se i geni di Neanderthal possono aver contribuito alla diffusione del virus nella prima fase ‘esponendo le persone ad una malattia più severa’ come ha detto Giuseppe Remuzzi, Direttore dell’Istituto Mario Negri, non possiamo che rimarcare il nostro disappunto per come sia stata interpretata la notizia, togliendo responsabilità a chi ne ha avute nella gestione della prima fase della pandemia”. Ha commentato così il direttivo dell’Associazione dei familiari delle vittime del Covid19 #Sereniesempreuniti, per il quale Notizie.com ha sentito al telefono l’avvocato Consuelo Locati. “In questi anni di schiaffi in faccia ne abbiamo presi parecchi, ma questo è troppo. Proviamo e provo solo disgusto”.
Avvocato Locati, perchè la diffusione di questo studio dell’Istituto Mario Negri, ha provocato ulteriore rabbia tra i familiari delle vittime del Covid della bergamasca?
“Credo prima vada fatta una doverosa premessa. Nel settembre del 2020 c’era già stato uno studio pubblicato sulla autorevole rivista Nature. Lo studio di un consorzio di ricercatori internazionali, individuava geni presunti responsabili delle forme più gravi di Covid 19 in determinate persone. Nell’ottobre dello stesso anno un altro studio citava già i 3 geni su 6, di cui appunto parla il professore Remuzzi. Quindi la notizia che in questi giorni sta destando attenzione sul gene di Neanderthal, non è affatto nuova! Noi familiari delle vittime di Covid della bergamasca siamo però rimasti senza parole per l’uso che di questo studio è stato fatto, un uso strumentale”.
Ci faccia capire ancora meglio: cosa vi ha indignato?
“Perchè si fa intendere che su 6 geni, 3 potrebbero aver contribuito all’aggravamento della malattia da Covid 19 considerato che noi bergamaschi deriviamo dall’uomo di Neanderthal. Beh, mi lasci dire non ci stiamo. Intanto: i geni di Neanderthal sono presenti in tante persone, e lo studio dell’Istituto Mario Negri non comprova una verità scientifica assoluta, ma semmai parziale. Non è infatti stato condotto in altre aree geografiche. Per noi resta uno studio relativo, realizzato su base volontaria, condotto a posteriori. Possiamo dire infatti con certezza che le persone defunte avevano questi geni? Senza autopsie come è possibile avere un riscontro? Noi continueremo ad urlare a gran voce che i bergamaschi non sono responsabili della morte dei propri parenti. Dunque se questo fosse il messaggio che ostinatamente si volesse far passare, sarebbe oggettivamente sbagliato”.
Infatti la vostra battaglia è nota da anni…
“A Bergamo la strage di vittime da Covid c’è stata perchè il sistema sanitario è crollato a causa della mala gestione della pandemia. Di schiaffi ne abbiamo presi tanti, ma questo uso strumentale dello studio ci disgusta. Non vorremmo che ancora una volta si mirasse a silenziare la voce di chi vuole che emerga la verità documentale. Venga a Bergamo di persona a parlare coi familiare delle vittime del Covid! Prenda visione delle chat tra anestesisti e presidente di Regione Lombardia?
Cosa scrivevano gli anestesisti?
“Mi viene da piangere, mi viene da piangere”. In riferimento anche alla mancanza dei più banali ma fondamentali dispositivi di sicurezza”.
L’intervista con l’avvocato Consuelo Locati termina, ma subito dopo ci ricontatta per farci notare come il professore Remuzzi, attraverso un’intervista all’HuffPost, abbia rettificato e preso le distanze dall’uso strumentale che del suo studio si è fatto e si continua a fare. Questa una parte della intervista del prof Remuzzi, “Lo studio non c’entra con l’emergenza Bergamo. Dimostra il nesso fra Neanderthal e Covid… Quello che abbiamo trovato lo abbiamo trovato lì, perché l’abbiamo cercato lì. Ma se lo avessimo cercato a Codogno sarebbe stato lo stesso”.
Di fronte a queste parole l’avvocato Consuelo Locati, vede “certificata” in qualche modo la sua tesi e quella dei familiari che difendono i diritti delle vittime del Covid nella bergamasca. Sentita di nuovo al telefono da Notizie.com, ci ha infatti detto, “Per noi le parole di Remuzzi sono punto segnato soprattutto a favore della causa civile pendente a Roma”.