Schianto Freccia Tricolore, non si dà assolutamente pace il papà di Laura morte nel terribile impatto del velivolo: “Non sono riuscito a salvarla”
Oggi sarebbe dovuta essere una giornata di festa. Ed invece è il giorno del lutto. Nel pomeriggio di ieri, intorno alle ore 17, un aereo della Freccia Tricolore si è schiantato al suolo all’interno dell’aeroporto di Caselle, in provincia di Torino. Il pilota è riuscito a salvarsi abbandonando il velivolo appena in tempo (problema ad un motore oppure l’inserimento di un uccello nello stesso), ma a perdere la vita è una bambina di cinque anni. Si chiamava Laura ed è deceduta sotto gli occhi della sua famiglia.
Non si dà assolutamente pace il papà, Paolo Origliasso. La famiglia si trovava in auto. Fino a quando non si è verificato il dramma. “Era bloccata nell’auto in fiamme, non sono riuscito a tirala fuori“. Questo è quello che continua a ripetere il 49enne che si trova ricoverato in ospedale. Insieme a lui la moglie Veronica (41) ed il fratello della vittima, Andrea (12). Quest’ultimo ha riportato ustioni di secondo grado sul 15% del corpo.
Secondo quanto riportato dalla “Repubblica” pare che l’uomo si sia procurato delle ustioni alle mani nel tentativo di salvare la figlia. La famiglia abita a San Francesco al Campo, a 200 metri dall’aeroporto di Caselle. In un primo momento si era parlato che stessero ammirando il volo degli aerei in cielo. Ed invece no visto che non erano andati a vedere le Frecce, ma si trovavano di passaggio quando c’è stato lo spostamento d’aria che ha fatto rovesciare la loro auto. Un impatto a dir poco terribile.
I tre sono riusciti a scappare, purtroppo Laura è rimasta intrappolata. Il papà ha cercato di tirarla fuori, procurandosi anche delle bruciature importanti alle mani. Purtroppo non ce l’ha fatta: ad estrarla in un secondo momento sono stati i vigli del fuoco, quando oramai non c’era più nulla da fare. Ferito gravemente anche il fratello della vittima, Andrea. Un testimone ha raccontato di averlo visto e sentito dolorante dopo essersi procurato delle bruciature sulle gambe e braccia. Disperazione anche per i nonni della piccola: “Perché il Signore non ha preso me al posto suo? Perché non c’ero io in quella macchina” dice nonna Gianna al quotidiano “La Stampa“.