Calciatore biancoceleste negli anni 60, poi nell’area scouting durante l’era Cragnotti: ha parlato in esclusiva a Notizie.com e raccontato aneddoti di mercato sul Cholo (e non solo) proprio nel giorno della sfida Champions con l’Atletico Madrid
Storie degli anni Novanta, tornano alla mente visto l’impegno imminente. La Lazio si prepara all’esordio in Champions League, di fronte c’è l’idolo Simeone, uno dei protagonisti del secondo e ultimo Scudetto. Indimenticato dai tifosi. Storie degli anni Novanta: dentro una stanza a Formello ci sono il direttore sportivo Nello Governato e il suo uomo fidato Vincenzo Proietti Farinelli. “Nello, ascoltami: l’Inter lo sta vendendo, io prenderei subito Diego Pablo…”, dice il secondo, osservatore del club durante l’era Cragnotti. E Cholo fu. Il resto è Storia. Farinelli, ex calciatore biancoceleste, ha parlato in esclusiva a Notizie.com, proprio nel giorno del ritorno a Roma del tecnico dell’Atletico Madrid. Stavolta da avversario.
Vincenzo Proietti Farinelli, prima una panoramica generale. Che Lazio hai visto finora?
“Purtroppo il campionato è iniziato male, è tornato un vecchio difetto. La Lazio scende in campo concentrata contro le big, al di là del risultato finale, a volte invece è distratta contro squadre alla portata, vedi Lecce e Genoa. Peccato, perché secondo me le prime 3 giornate sono quelle che indirizzano l’intero campionato”.
Cosa serve per rialzarsi?
“Beh, ora costretta a vincere e rincorrere, a ottenere 7-8 risultati positivi di fila per rimettersi in corsa. Il distacco dalle altre è già importante. Pensavo potesse fare meglio, l’anno scorsa è arrivata seconda e il Napoli non è lo stesso della passata stagione”.
Stasera c’è la Champions League. Quanto conta fare bene in Europa?
“È basilare. Naturalmente ci sono delle top-squadre che sono irraggiungibili, ma da tanti anni la Lazio è riconosciuta a livello internazionale come società credibile e affermata. Si è ritagliata il suo spazio in Europa, insomma”.
Che partita ti aspetti?
“Spero in una vittoria, magari un 2-1, anche se sono convinto che finirà con un pareggio. Forse 1-1. Simeone in Champions è uno che riesce ad aizzare la squadra, i suoi calciatori mordono in modo eccezionale. Una squadra rispecchia sempre il carattere del proprio tecnico. Lui è focoso, ti carica il massimo”.
Torniamo indietro nel tempo, Simeone alla Lazio è anche una sua intuizione…
“Era il 1999, ci serviva un centrocampista. Ero in una stanza con Nello Governato, ero un suo collaboratore, nella Lazio degli anni 60 sono stato suo compagno di squadra, quindi mi volle con sé una volta diventato direttore sportivo. Quel giorno gli dissi: ‘Nello, io prenderei subito Simeone! L’Inter lo cede, è uno che ha le palle. Fidati di me…”. Gli argentini in questo sono una sicurezza, hanno un grande carattere. Nello ne parlò anche con Zoff, alla fine furono tutti d’accordo con me”.
Qualche altro aneddoto legato al mercato?
“Sicuramente quello di Stankovic. Era il 1998, Governato mi mandò a vedere Partizan-Stella Rossa per osservare questo giovane ragazzo. Se ne parlava benissimo, c’erano tanti club su di lui, quel giorno erano arrivati osservatori da ogni parte d’Europa. Real Madrid, Ajax, Feyenoord, anche la Roma. Tant’è che andai in missione senza farmi vedere da Pruzzo, che era sul mio stesso aereo… ‘Non farti vedere’, mi intimarono: non dovevamo far capire che ci fosse pure la Lazio su di lui. Guardai la partita da posizione ‘defilata’ proprio per questo. Dejan fece una prestazione normale, sbagliò qualche passaggio, ma le idee erano giuste. Fisicamente era forte, non poteva essere al massimo della forma visto che era il primo match dopo la sosta invernale. Feci la relazione e dissi alla Lazio di prenderlo immediatamente. Gli altri invece temporeggiarono vista la partita non eccezionale”.