L’azione improvvisa e armata arriva dopo settimane di violazioni del cessate il fuoco. Il Cremlino non interviene, tensione altissima
Un’azione improvvisa, non programmata (dicono) ma che sta facendo discutere il mondo. Dopo settimane di scontri armati e accuse reciproche, l’Azerbaigian è passato all’azione e ha lanciato un’operazione militare nel territorio separatista del Nagorno-Karabakh. Erevan, capitale dell’Armenia, ha definito questa azione e quest’attacco “pulizia etnica” un’offensiva che si svolge tre anni dopo l’ultima guerra tra i due Paesi per la conquista della regione contesa, una zona montuosa del Caucaso che appartiene all’Azerbaigian ma è popolata da circa 120mila armeni. Baku ha annunciato che l’offensiva si fermerà solo con una resa.
L’Azerbaigian vuole quel pezzo di terra, e non sente ragioni, ma c’erano accordi e a livello internazionale Nagorno-Karabakh è riconosciuto come indipendente. L’Azerbaijan e l’Armenia sono entrati in guerra per la prima volta nei primi anni 1990 dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Poi, nel 2020, l’Azerbaigian ha riconquistato le aree dentro e intorno al Nagorno-Karabakh prima di concordare una tregua, monitorata dalle forze di pace russe. Adesso però tutto si è scatenato di nuovo e anche perché la Russia è impegnato in tutt’altro e non può sorvegliare più di tanto quanto succede nei suoi “vecchi territori”. E così si sono riaccese le tensioni, con Baku che promette di portare la questione “fino al termine”.
Ma cosa è successo per davvero? Il fattore scatenante, dicono da Baku, è stata la morte di due civili azeri e quattro poliziotti, uccisi presumibilmente da mine piazzate da “gruppi di sabotaggio delle forze armate armene nella regione azera del Karabakh“. Erevan tuttavia, nonostante le proteste, assicura che l’Armenia “non ha unità schierate nel Nagorno-Karabakh“. Da non sottovalutare l’incontro che Tajani ha avuto Jeyhun Bayramov e ha aggiunto: “Alla luce delle tensioni in atto, a NY ho voluto incontrare il Ministro Jeyhun Bayramov sottolineando necessità dialogo e moderazione per trovare soluzione diplomatica in #NagornoKarabakh. Azerbaijan è un partner importante: lavoriamo insieme anche contro i trafficanti di esseri umani”.
Nella capitale del Karabakh, Khankendi, chiamata Stepanakert dagli armeni, il ministero della Difesa dell’autoproclamata repubblica ha affermato che l’esercito azero usa “artiglieria pesante, missili, droni d’assalto e aerei da combattimento”. I residenti della capitale e di altre città sono scesi negli scantinati per proteggersi dagli attacchi aerei e dagli spari e, a guardare i resoconti sui social media armeni, risuona continuamente l’allarme antiaereo. A sentire i separatisti, l’operazione militare ha causato almeno 25 morti, tra i quali due civili, e decine di feriti, un bilancio a cui Baku ha aggiunto un civile azero morto.