Roberto Castelli lascia la Lega e si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa: le sue dichiarazioni, rilasciate alla ‘Repubblica’, non sono affatto passate inosservate
Come un fulmine a ciel sereno, nel pomeriggio di ieri lunedì 18 settembre, è arrivata la notizia dell’addio alla Lega da parte di Roberto Castelli. Quest’ultimo non le ha mandate a dire al leader del partiti, Matteo Salvini. Tanto è vero che, ai microfoni dell’agenzia di stampa ‘Ansa’, ha precisato che da un bel po’ di tempo che non condivideva più le idee con il numero uno del ‘Carroccio‘. Nei prossimi giorni, però, terrà una conferenza stampa a Milano dove spiegherà i motivi reali del suo addio.
Nel frattempo, però, ha voluto anticipare qualcosina parlandone alla ‘Repubblica‘. Dichiarazioni che non sono affatto passate inosservate. Un principio di allontanamento lo si era capito durante il raduno della Lega a Pontida, con l’arrivo di Marine Le Pen. Queste sono alcune delle sue parole: “La tessera di questa Lega ce l’ho ancora, ma è l’ultima che faccio, l’anno prossimo non rinnovo più. Non sarò complice del tradimento del Nord di questa dirigenza“.
Poi inizia l’attacco a Salvini: “Lui ha compiuto un’inversione a 180 gradi, ha abbandonato il programma federalista e autonomista, è passato dal verde al blu, dal ‘Prima il Nord’ a ‘Prima gli Italiani’. A Radio Padania, che ora si chiama Radio Libertà, è stata pure bandita la parola Padania. E io che dovrei fare?. C’è un’incoerenza profondissima tra il significato storico e politico con cui è nato questo raduno, e lo spirito con cui ormai si celebra da tempo.
La Lega Salvini premier viene qui legittimamente, ci mancherebbe, ma su altri presupposti politici. Basta pensare alla presenza di Marine Le Pen. Vederla lì mi fa effetto, ma dovrebbe far pensare più che altro tutti quelli che stanno sotto il palco e sventolano ancora le bandiere dell’autonomia. Dalle mie parti si dice: ‘Dopo tre fette ha capito che era polenta’. Ma come si fa a non capire che ormai la Lega è altra cosa. L’unico coerente, alla fine, è Salvini”.
Nel corso dell’intervista si è soffermato ancora sul numero uno della Lega: “Ha scelto il proprio progetto personale e puntato sul centralismo, pure con una deriva vagamente meridionalista, a forza di promuovere il Ponte sullo Stretto, ed è ovvio che inviti Le Pen a Pontida. Le Europee si vincono con le alleanze, giusto che cerchi la sua sponda contro un centralismo ancora più pericoloso, quello europeo. Però sì, vedere le bandiere con scritto autonomia, qui, sapendo in che direzione va il partito. Ma come si fa”.
In conclusione si è soffermato anche sulla riforma dell’autonomia che il ministro Roberto Calderoli spinge per avere: “A vedere come è stata scritta la legge, speriamo non vada troppo avanti: finirebbe per diventare un’altra fregatura per il Nord. Diciamo che non ce n’era bisogno, ma serviva qualcosa da sbandierare in campagna elettorale”.