Open Arms, oramai è “guerra” tra Elisabetta Trenta e Gregorio De Falco. La prima ha spiegato il suo punto di vista
Si ritorna a parlare nuovamente dell’Open Arms. Ed anche della questione che vede come protagonisti sia Gregorio De Falco che Elisabetta Trenta. Soprattutto per quanto riguarda la mancata firma sul decreto di interdizione alla navigazione della stessa. Tanto è vero che la Trenta, in più di una occasione, ha ribaltato la costruzione dello stesso De Falco.
L’ex esponente del ‘Movimento 5 Stelle‘, nel corso del procedimento a carico di Matteo Salvini (che all’epoca dei fatti aveva il ruolo di titolare del Viminale), spiegò che nell’agosto di quattro anni fa chiese all’ex ministra della Difesa di non mettere “nero su bianco” per quanto riguarda il nuovo decreto di interdizione per la nave “Open Arms”.
“Mi disse che non avrebbe firmato, anche se questa posizione del ministro dell’Interno avrebbe contribuito ad esaltarne la figura e a raccoglierne ulteriori consensi. Mi disse pure che la scelta di Salvini avrebbe messo in difficoltà il M5s, precisò che non avrebbe firmato il decreto“. Ed invece, a distanza di anni da quell’episodio, la Trenta ha voluto fare chiarezza su quanto successe.
Open Arms, perché non ci fu la firma? La Trenta fa chiarezza
Queste sono state le sue parole che ha rilasciato all’agenzia di stampa dell’Adnkronos: “Non è vero che nell’agosto del 2019 decisi di non firmare il nuovo decreto di interdizione alla navigazione della nave Open Arms, dopo una telefonata dell’ex senatore Gregorio De Falco, come ha detto al processo Salvini. Lui si è voluto intestare questa mia decisione, ma non è così. Vorrei che fosse chiaro. Avevo già deciso di non firmare perché era una situazione che andava presa“.
In conclusione ha aggiunto: “Ritenevo che fosse giusto non firmare quel decreto ed ero convinta, ma facemmo tutte le valutazioni dal punto di vista legislativo. Provammo a parlarne con il Viminale per convincere Salvini a non reiterare il decreto ma non c’era verso di poterlo fare. Ovviamente con l’allora senatore De Falco ci eravamo confrontati perché mi aveva chiamato. Ma non è stata la sua chiamata a farmi decidere di non firmare“.