Violentate da netturbino, parla una delle vittime: il drammatico racconto da parte della donna che ha vissuto attimi da incubo
Resta in carcere Ubaldo Manuali, ovvero il netturbino che a Roma ha prima drogato e poi stuprato almeno tre donne. Una di queste ha deciso di vuotare il sacco e di raccontare quello che ha subito. O almeno quello che ricorda di quella terribile notte. Una delle vittime si chiama Stefania Loizzi ed è stata proprio la prima. Una ex banconista di una gelateria ha immediatamente denunciato lo stupro. Una intervista che ha raccontato al quotidiano “La Repubblica“.
A quanto pare l’uomo l’ha violentata in casa della donna. Ha deciso di parlarne perché vuole dare un segnale a tutte coloro che sono vittime di questi terribili episodi: “Non dobbiamo avere paura dei nostri “No”. Dobbiamo mostrarci perché siamo le vittime, non i carnefici. Loro devono nascondersi“. I due si sono conosciuti virtualmente. Una “richiesta di amicizia” su Facebook nel 2020 e poi infinite conversazioni. Avevano una amicizia in comune. Ovviamente la donna ha subito chiesto che tipo fosse, la risposta è stata: “E’ una persona tranquilla”.
Ed invece il netturbino si è dimostrato tutt’altro. Le lunghe chiacchierate in chat e poi i primi incontri. “Ci vedevamo ma sempre fuori. Lui faceva sempre foto, io non volevo. Poi mi ha detto che gli interessavo come persona e gli ho risposto che potevamo essere solo amici, lui ha accettato. Sono passati dei mesi senza vederci“.
Roma, parla una delle vittime del netturbino: “Ho bevuto poi il buio”
Era la sera del 14 gennaio di quest’anno quando Stefania è stata prima drogata e poi violentata. Ricorda tutto quello che è accaduto prima e dopo la violenza. Un periodo che non può assolutamente dimenticare visto che venne a mancare la madre ed aveva un braccio ingessato per via di una frattura. Lui la convince ad autoinvitarsi a cena.
Porta lui tutto, dall’antipasto al dolce. “Abbiamo fatto un brindisi. Ho bevuto e mi ricordo solo che ero andata in cucina a prendere le patate. Poi, il buio“. Poi si sveglia: “Schifoso, che fai nel mio letto? Mi ha detto che mi ero sentita male e che non voleva lasciarmi sola. Era senza pantaloni ma sono crollata“.
Il giorno dopo la vittima decide di andare dal medico. Poi la scoperta scioccante: nel suo sangue viene trovata la droga dello stupro. “È stato uno schifoso. Ha anche filmato e fotografato le immagini che ha mandato agli amici del calcetto. Nessuno di loro ha parlato”. Poi ha concluso dicendo: “Un giorno mi inviò le foto di sua figlia in biancheria intima. Spero si faccia chiarezza“.