Extraprofitti, nuova tassa in arrivo da parte delle banche: gli ultimi aggiornamenti
Uno degli argomenti principali di questo ultimo periodo, che interessano particolarmente il nostro Paese, non può che essere quello della tassa sugli extraprofitti delle banche. Un tema che, a dire il vero, tende a dividere il governo targato Giorgia Meloni. Anche se, allo stesso tempo, si sta per andare verso un vero e proprio “compromesso“. L’obiettivo è quello di chiudere la questione entro la prima settimana del mese di ottobre.
A meno di clamorosi colpi di scena la tassa tenderà a cambiare. Anche perché la maggioranza ha trovato una intesa con il Tesoro sul decreto Asset. Nei prossimi giorni arriverà anche un importante emendamento da parte del governo. Soprattutto da Forza Italia: la richiesta da parte del partito di destra è quella di chiedere una maggiore tutela per gli investimenti in titoli di Stato e per le piccole banche.
Extraprofitti, nuova tassa in arrivo: tutto quello che serve sapere
Quando parliamo di extraprofitti delle banche ci riferiamo a tutti quei guadagni che sono stati ottenuti nell’ultimo anno dalle banche. Gli stessi che dipendono dall’innalzamento dei tassi d’interesse deciso dalla Bce. Da una parte sono aumentate le rate dei mutui. Dall’altra, invece, non sono cresciuti allo stesso modo gli interessi che le banche pagano a chi ha un conto corrente da loro. Ovviamente non si è fatta attendere la dichiarazione da parte della premier Meloni. La stessa che ha definito tutto ciò come un “profitto ingiusto“.
In ogni caso, però, questa imposta dovrà essere pagata a prescindere da tutte le banche. Le stesse che, già da oggi, versano le tasse nel nostro Paese. Secondo quanto riportato dal ‘Corriere della Sera‘ e dal ‘Messaggero‘, il prelievo verrà calcolato su una base diversa. Ovvero quella che tende ad escludere il margine di interesse sui titoli di Stato. Non solo: si potrà scegliere se pagare o destinare al patrimonio l’importo della tassa stessa. In questo caso si andrà a sospendere completamente il pagamento.
L’entità della tassa sarebbe stato fissato allo 0,26% dell’attivo “medio ponderato“. Non solo: a quanto pare la portata a patrimonio sarà versata all’erario, solamente in un caso. Ovvero quella nel momento in cui quel patrimonio dovesse essere distribuito agli azionisti. Allo stesso tempo il governo, con alcune modifiche, potrebbe mettere una cifra che va tra i 2,5 ed i 2,7 miliardi di euro. Soldi che saranno destinati a rifinanziare le misure per il mutuo prima casa.