In memoria di Giorgio Napolitano, ha voluto esprimere un suo pensiero Achille Occhetto: lo ha fatto in una intervista che ha rilasciato al quotidiano “La Repubblica”
Poco prima delle ore 20 di ieri, venerdì 22 settembre, è arrivata la triste notizia che ha sconvolto il mondo della politica e successivamente l’intero Paese. Ovvero quella della morte di Giorgio Napolitano. Non è affatto un mistero che le sue condizioni, negli ultimi giorni, si erano particolarmente aggravate. Alle 19:45 l’annuncio della sua scomparsa. In molti, in particolar modo politici, soprattutto chi lo ha conosciuto ed ha lavorato con l’ex presidente della Repubblica (per ben due occasioni) lo sta ricordando.
Tra questi spunta anche il pensiero ed il ricordo da parte di Achille Occhetto. Quest’ultimo ne ha parlato in una intervista che ha rilasciato al quotidiano ‘La Repubblica’. Queste sono alcune delle sue parole: “E’ stato un politico di prim’ordine. Uno dei più significativi esponenti della Prima Repubblica. Se ne va un compagno di tante battaglie. Lo ricordo con sincera commozione, soprattutto quando immediatamente dopo la prima elezione lo chiamai per congratularmi. Malgrado le molteplici occasioni di disaccordo, i nostri rapporti sono sempre stati civili e spesso affettuosi“.
Anche se, il loro rapporto, non è assolutamente stato dei più facili: “Le nostre divergenze sono sfociate in astio personale. Senza dimenticare la funzione di convinto europeista ante litteram proprio di Napolitano“. Le divergenze in questione sono quelle con Enrico Berlinguer: “Non condividevo le sue critiche alla questione morale sollevata da Berlinguer, che a mio avviso ebbe il merito di porre per primo un tema cruciale. Berlinguer non invocò la magistratura ma chiese l’autoriforma della politica“.
Successivamente ha voluto sottolineare anche l’unico errore che l’ex presidente della Repubblica ha effettuato nel corso della sua vita politica: “Erano emersi dei dubbi quando come presidente della Repubblica, davanti alla bancarotta di Berlusconi, lavorò alla tela acuta e sottile del governo tecnico di Mario Monti, da cui però è nata la grande crisi della sinistra. Se si fosse votato subito dopo le dimissioni di Berlusconi ci sarebbe stato un successo della sinistra. Non so se sarebbe bastato a formare un governo, ma avrebbe rimesso in movimento la politica, l’unico humus nel quale la sinistra può vivere“.