Antonello Valentini, ex dg della FIGC, in esclusiva ai nostri microfoni: “Napolitano ci fu molto vicino ai Mondiali. La sua presenza fu un’ulteriore spinta per vincere contro la Francia”.
Subito dopo la morte di Napolitano in molti hanno ricordato il suo forte rapporto con la Nazionale di calcio e la sua presenza a Berlino nel 2006. Su questo ai nostri microfoni è intervenuto Antonello Valentini, che da direttore generale della FIGC ha preso parte a sette Mondiali (tra cui quello in Germania), sei Europei e tre Olimpiadi.
Antonello Valentini, Napolitano era presente la sera del trionfo dell’Italia a Berlino. Che ricordo ha di quel giorno?
“Napolitano ci fu molto vicino ai Mondiali. Venne a Berlino per la finale, volle passare a salutare la squadra prima della partita. Quindi senza aver vinto nulla, ma questo vuol dire che la finale era già un ottimo risultato. Al termine della partita scese negli spogliatoi, ma con molta discrezione e un po’ forzato da noi perché il presidente era molto schivo e non voleva togliere la scena ai giocatori, all’allenatore, allo staff, a chi aveva sul campo vinto il Mondiale, per congratularsi con tutti. E poi qualche giorno dopo, al rientro in Italia, ci fu una bellissima udienza per la squadra, per tutta la delegazione al Quirinale. E anche lì, a distanza di tanti anni dall’ultimo Mondiale, Napolitano volle fare i complimenti alla Federazione, all’organizzazione, ma soprattutto a chi sul campo aveva conquistato il quarto titolo Mondiale”.
Valentini: “Napolitano scherzò molto con Buffon”
C’è magari qualche aneddoto o una frase che Napolitano disse ai giocatori prima di entrare in campo?
“Ripeto, lui era molto schivo. Non voleva rubare la scena e rimase sempre un po’ dietro le quinte. Scherzò molto con Buffon, al quale la squadra poi delegò il compito di fare il discorso al Quirinale, ma erano più discorsi improntati alla scaramanzia. L’unica che ci disse è stata questa: ‘Avete già ottenuto un grande risultato. Speriamo stasera di portarci a casa la Coppa’. E quindi stette un po’ li a scherzare con tutti i giocatori in maniera molto semplice e affettuosa“.
La presenza di Napolitano a Berlino portò il gruppo a dare qualcosa di più per vincere quel Mondiale?
“Secondo me sì. I ragazzi erano molto giovani. Ricordavano, ma non conoscevano perfettamente le vicende del 1982 quando Pertini andò a Madrid a celebrare la vittoria del 1982. Apprezzarono molto l’arrivo di Napolitano. Lo sapevano già dal giorno prima, però certamente fu un motivo di grande conforto e carica per la squadra. Quando scendemmo in campo aveva già incontrato rapidamente Napolitano per un saluto e il tradizionale in bocca al lupo. Quindi certamente la sua presenza, come quella di Pertini a Madrid, fu in quel momento un’ulteriore spinta a vincere la Coppa del Mondo che mancava da diversi anni“.
Ci sono somiglianze o differenze tra quanto successo nel 1982 e nel 2006?
“Io nel 1982 non ero in Federazione. Quindi l’ho vissuta da spettatore e mi parve anche lì una grande partecipazione del presidente Pertini. Quella di Napolitano, ripeto, è stata una partecipazione più sobria in linea con il carattere del personaggio, ma credo di poter dire altrettanto calorosa, affettuosa e anche entusiastica“.