Morte Giorgio Napolitano, il ricordo di Gianfranco Fini: quest’ultimo ha rilasciato una intervista ai microfoni del ‘Corriere della Sera’
Alle 11:30, di questo martedì 25 settembre, si celebreranno i funerali, a Montecitorio, di Giorgio Napolitano. Saranno presenti molti esponenti della politica che rivolgeranno l’ultimo saluto al due volte ex presidente della Repubblica. Continuano ad arrivare ricordi e menzioni da parte di personaggi del mondo della politica. Tra chi è ancora in attività e chi, invece, ha deciso di farsi da parte. Tra questi spunta anche Gianfranco Fini. L’ex numero uno di ‘Alleanza Nazionale’ ne ha parlato al ‘Corriere della Sera‘.
Ovviamente non si è fatto attendere l’elogio nei confronti di Napolitano. Queste le sue parole: “Era un uomo molto rigoroso. Che diventava puntiglioso tutte le volte che si trattava di rispettare o di difendere l’equilibrio tra poteri dello Stato. Ha avuto un rispetto sacrale della Costituzione. A differenza di alcuni predecessori, come Scalfaro e Cossiga, non ho mai sentito fare considerazioni o accenni al dibattito politico in corso allora”.
Morte Napolitano, il ricordo di Fini: l’aneddoto che nessuno conosceva
In nove anni di Napolitano al Colle, fini (per cinque) è stato presidente della Camera. Furono anni turbolenti, soprattutto con alcune diatribe tra il suo partito e quello di Silvio Berlusconi: “Anni burrascosi, soprattutto per alcune mie scelte politiche. La teoria secondo cui l’allora capo dello Stato fosse il regista di un complotto per far cadere Berlusconi con la mia complicità non solo è infondata ma anche offensiva“. Poi ha continuato dicendo: “Napolitano non si occupava delle vicende politiche”.
“La preoccupazione principale del Quirinale era mettere in sicurezza l’approvazione della legge di bilancio, in discussione al Senato. Il giorno in cui alcuni ministri si dimisero dal governo esprimendomi la loro solidarietà, a metà novembre 2010, io e Schifani venimmo convocati da Napolitano. Il capo dello Stato chiese al presidente del Senato in che tempi, ragionevolmente, l’Aula avrebbe approvato la manovra”. La risposta fu “venti giorni”.
In conclusione, Fini, ha rivelato un altro aneddoto: “I tempi della mozione di sfiducia furono dettati da questo timing. Se avessi voluto, data l’assenza di un accordo nella conferenza dei capigruppo, avrei potuto fissare immediatamente la votazione sulla sfiducia. Non lo feci perché sarebbe stato irresponsabile dal punto di vista istituzionale. Solo molto tempo dopo, Napolitano mi disse di aver apprezzato la mia decisione”.