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Cronaca

Meno spreco di cibo in Italia? Giovanni Bruno corregge: “No, ci sono solo più poveri”

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Leonardo Marcucci

Emergono dati apparentemente rassicuranti sullo spreco di cibo nel bel paese, ma, a ridimensionare gli entusiasmi, ecco il presidente del Banco Alimentare, Giovanni Bruno

Il presidente del Banco alimentare, Giovanni Bruno, ha esposto all’Avvenire i motivi per cui il dato del 25% in meno di grammi di cibo sprecati in un anno, apparentemente rassicurante, è in realtà soltanto un numero, che non dovrebbe tranquillizzare nessuno.

Cibo sprecato – Notizie.com

Si tratta dei grammi di cibo finiti nella spazzatura ma, secondo Bruno, questa sostanziale diminuzione non significa un effettivo miglioramento del problematico tema dello spreco del cibo in occidente.

Perchè non dovremmo gioire?

Ecco il perché dell’entusiasmo smorzato di Bruno: “Discutere dei grammi di alimenti buttati, a dire il vero, non ci entusiasma particolarmente. Per la peculiarità che da sempre contraddistingue l’azione del Banco alimentare a noi interessa sempre di più il recuperato rispetto allo sprecato. Guardiamo, per dirlo più in chiaro, al mezzo bicchiere pieno. La verità è che una riduzione dello spreco avevamo cominciato ad osservarla nel corso del 2020, complice il Co- vid. Poi abbiamo assistito all’anno del boom del Pil, con una leggera ripresa, seguito dalla guerra in Ucraina, dalla crisi energetica, dalla galoppata dell’inflazione. I risultati che vengono misurati oggi insomma non ci sorprendono, e non costituiscono affatto una buona notizia”. Parole dure, che ridimensionano con decisione la gioia intorno ai dati raccolti.

Giovanni Bruno – Notizie.com

Bruno continua a spiegare: “Ci sono almeno due ragioni per cui non è una buona notizia. La prima: se potessimo spacchettare quei grammi in base alle fasce di reddito, ci accorgeremmo facilmente che le fasce medie e quelle più ricche, che di solito sono anche quelle che sprecano di più, avranno continuato a sprecare quello che sprecavano prima, o poco meno. Mentre le fasce più povere, quelle che già sprecavano poco, avranno smesso di sprecare anche quel poco, tirando la cinghia il più possibile. Non è un caso d’altronde se in questi ultimi due anni abbiamo visto cambiare anche certe abitudini a fare la spesa: più discount, spese più leggere, più spese alla settimana. Abitudini che, nuovamente, hanno coinvolto le fasce più povere. Ecco allora che dobbiamo smettere di guardare ai grammi e al solo fenomeno dello spreco e concentrarci sulla povertà, che è ciò che è aumentato davvero. la povertà che c’entra coi consumi e con gli stili di vita e sono i poveri ad essere cresciuti vertiginosamente: 350mila in più secondo I’Istat quelli scivolati sulla china dell’indigenza assoluta, da 1 milione e 680mila a 1 milione e 750mila solo negli oltre 7mila enti caritativi a cui noi, come Banco, garantiamo il cibo recuperato”.

Dati viziati dalla povertà

Insomma… Bruno spiega come la diminuzione degli sprechi e l’apparente incremento della consapevolezza è direttamente collegata al diminuire del nostro potere d’acquisto, oltre all’aumentare della quantità di poveri: “C’è senz’altro, ma siamo stati e siamo costretti ad essere consapevoli perché il nostro potere d’acquisto è crollato. Quindi il risultato di quello che sta accadendo è senz’altro positivo, ma non affatto da gioire. I grammi sprecati sono diminuiti, mai poveri sono aumentati. Ed è su questo che dobbiamo riflettere, è sulla povertà che dobbiamo concentrare i nostri sforzi”.

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Leonardo Marcucci