Le misure appena inserite e subito adottate dall’esecutivo sono “incompatibili con le norme Ue”, è scritto nel provvedimento che ha liberato tre tunisini
C’era da aspettarselo, bisognava solo aspettare e verificare. Ed ecco che è arrivato il primo provvedimento da parte del Tribunale di Catania che, senza far passare tanto tempo anzi decidendo in pochissimo tempo, ha accolto il ricorso di tre migranti tunisini, sbarcati a metà settembre a Lampedusa e poi trasferiti a Pozzallo. Il Tribunale ha giudicato il decreto del governo “illegittimo in più parti”.
Quello che c’è scritto nel documento firmato e deciso dal giudice di Catania è che si “contesta la nuova procedura di trattenimento e la cauzione di 5.000 euro da pagare per non andare nel centro“. Non è passato nemmeno qualche minuto che subito il Ministero dell’Interno ha deciso di impugnare il provvedimento, anche perché, fa sapere il Viminale, si vorrà la decisione di un giudice terzo per vedere se la fondatezza dei richiami giuridici contenuti nel provvedimento è legittima o meno.
Una situazione che ha già creato dissesto e una polemica infinita tra il Governo e parte della magistratura. “La normativa interna incompatibile con quella dell’Unione va disapplicata dal giudice nazionale e il provvedimento del questore non è corredato da idonea motivazione perché difetta ogni valutazione su base individuale delle esigenze di protezione manifestate, nonché della necessità e proporzionalità della misura in relazione alla possibilità di applicare misure meno coercitive“.
Alcune di queste frasi sono all’interno del documento e dispositivo che ha dato la possibilità ai tre migranti tunisini di essere liberati all’istante. E se il precedente è questo, allora la norma del Governo diventa materia di discussione e di bufera politica vera e propri. Ad attuare il dispositivo è stata giudice civile di Catania, Iolanda Apostolico che non ha convalidato il trattenimento di tre cittadini tunisini, ritenendolo illegittimo. “Deve infatti escludersi che la mera provenienza del richiedente asilo da Paese di origine sicuro possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto a fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale“.