Baby gang, i numeri sono a dir poco impressionanti: adesso fanno veramente paura
Purtroppo i dati parlano fin troppo chiaro. Le baby gang, nel nostro Paese, continuano ad aumentare sempre di più. Così come i numerosi episodi di violenza, rapine e stupri che portano la loro firma. La maggior parte di loro sono minorenni. Agiscono senza pensarci, procurano del male, senza un motivo logico. Tanto è vero che in molti si continuano a chiedere per quale assurdo motivo reagiscono in questo modo. I numeri sono impressionanti e fanno davvero paura.
Basti pensare che lo scorso anno, il Servizio Analisi Criminale, ha realizzato (con la partecipazione del centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica e con il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità) il primo report di monitoraggio a livello nazionale. A rivelare questi dati ci ha pensato direttamente il ricercatore di Transcrime, Marco Dugato. Queste sono alcune delle sue dichiarazioni a riguardo: “Al nord ci sono ragazzi che si ritrovano non necessariamente con finalità criminali, ma che in alcuni casi finiscono per compiere azioni violente“.
Poi ha continuato dicendo: “Spesso le loro azioni non sono pianificate e non hanno alcuna finalità economica. Senza dimenticare che ci sono ragazzini che provengono da contesti difficili, sia giovanottini di buona famiglia specie al nord. Ed anche la spacconata che degenera ha bisogno sempre più di essere alimentata da cellulari e social“.
In questo mese di ottobre arriveranno altri due elementi. Il primo riguarda il numero dei reati commessi dai minori è cresciuto ed è aumentata la violenza che li accompagna. Anche perché, gli ultimi episodi di cronaca, parlano da soli. Tra questi le violenze di gruppo nelle città di Caivano (provincia di Napoli) e Palermo. Anche il direttore del Servizio Analisi Criminale, Stefano Delfini, ha espresso il proprio pensiero in merito: “Nei singoli episodi assistiamo a una violenza efferata, gratuita e immotivata. La violenza non è mai motivata.
In alcuni casi c’è un uso smodato. Anche nei casi di violenza sessuale. Basta pensare alla frase pronunciata da uno dei violentatori di Palermo. “Mi sono rovinato la vita”, un pensiero egoista, senza pensare alla vittima“. Colpa, soprattutto, anche dei modelli che ci sono in rete: “Molto spesso si ispirano a dei modelli non proprio positivi. Come i trap che cantano canzoni contro le forze dell’ordine ed esaltano l’uso di sostanze stupefacenti o con mazzette di banconote. Senza dimenticare che tendono ad aumentare anche il numero di furti e rapine. Bisogna reprimere, anche se prima curare“.