Mauro Repetto è uscito con un libro firmato Mondadori e che ha scritto a quattro mani con Massimo Cotto. Racconta la storia tormentata del “biondino degli 883”.
Almeno una volta nella vita gli appassionati di Max Pezzali si sono chiesti che fine abbia fatto questo personaggio che all’inizio della carriera dell’artista di Pavia lo accompagnava sul palcoscenico dimenandosi.
Mauro ha preso strade diverse che non l’hanno portato allo stesso successo di Pezzali tanto che ha dovuto abbandonare il mondo della musica e oggi è un uomo realizzato in un altro settore. L’esperto di musica nonché giornalista e scrittore Massimo Cotto l’ha accompagnato nella scrittura e ci ha concesso una gentile e interessante intervista per raccontarne diversi aspetti anche personali.
Massimo Cotto su Non ho ucciso l’Uomo Ragno scritto con Mauro Repetto
Ora cediamo la parola a Massimo Cotto che ci ha concesso un’intervista per raccontarci il suo prossimo libro ma anche la splendida esperienza vissuta con Mauro Repetto durante la scrittura di Non ho ucciso l’Uomo Ragno.
Come nasce la collaborazione con Mauro Repetto?
“La collaborazione nasce attraverso Stefano Salvati che è il videomaker che ha realizzato tutti i video di quel periodo degli 883 oltre ad aver realizzato una marea di altri video per artisti nazionali e internazionali. È il manager di Mauro e questi aveva voglia di raccontarsi in un libro, però voleva che non fosse un libro neanche lontanamente gossipparo o pieno di rancore perché non ne ha mai avuto l’ombra. Ma voleva raccontare la sua storia, che somigliasse dunque più a un romanzo che a una biografia. Voleva anche raccontare l’inquietudine di una persona che pensa di ottenere con il successo quello che voleva e scopre che non è così”.
Tu che l’hai conosciuto sai dirci come vive il fatto di essere ricordato come “il biondino degli 883”?
“Ha un ottimo rapporto col passato perché ci ha fatto pace. Non rinnega nulla, lo guarda con tenerezza e un certo distacco perché fa parte di un’età diversa, come dice lui. Il suo rapporto con Max Pezzali rimane perfetto. Semplicemente è un artista che a un punto della sua carriera si è reso conto che gli stavano stretti i panni del “biondino degli 883″ quello che ballava e nessuno sapeva precisamente cosa facesse. Così è andato alla ricerca di sé stesso buttando a mare una fortuna”.
Oggi cosa fa Mauro?
“Oggi è una persona realizzata, sposato con due figli. Vive a Parigi ed è un alto dirigente di EuroDisney. Si occupa di progetti speciali e ogni tanto riprende la chitarra in mano e scrive belle canzoni. Presto pubblicherà un album”.
Che rapporto si è sviluppato con Repetto?
“Fin da subito si è sviluppato un rapporto di grande complicità, semplicità e bellezza. Scrivere un libro con un artista significa mettere anche a dura prova un’amicizia quando c’è. Io ho sempre scritto con artisti con i quali ero amico, qui è stato diverso. Abbiamo stabilito delle regole, gli avrei chiesto delle cose delicate della sua vita privata, dei suoi sogni e l’accordo era che lui avrebbe avuto libertà di fermarsi davanti alle domande che riteneva scomode. Non è mai successo, siamo stati bene, ci siamo divertiti tantissimo. Abbiamo mangiato, bevuto e riso ed è la stessa cosa che abbiamo fatto quando ci siamo visti per la prima presentazione mangiato, bevuto e riso”.
Come hai affrontato questo lavoro e che emozioni ti ha dato?
“Sono molto legato a questo libro. In genere racconto i dischi, le canzoni e la vita ma sempre all’interno della loro parabola artistica. Questa è la storia di un uomo che fugge per cercare sé stesso in America e gli accadono cose al confine della realtà. Sembra a volte un film di Frank Capra e a volte un film di Quentin Tarantino. È stato bello scoprire le cose in tempo reale perché non sapevo cosa fosse successo prima. Una vita incredibile. Mi ha lasciato il gusto bello delle cose perché ancora una volta mi ha fatto capire che nella vita si deve avere il coraggio di affrontare delle situazioni quando non sei felice. Devi provare a estirpare la radice e non a curarla anche quando apparentemente hai tutto come poteva sembrare dall’esterno”.
Oggi a cosa stai lavorando?
“Il 10 novembre uscirà il mio nuovo libro “Il rock da padre in figlio” e racconto cos’è il rock secondo me a mio figlio che ha 16 anni. Non ho la pretese di cambiare gusti, lui è onnivoro ascolta tutto rock, De Andrè e un po’ come è giusto la musica della sua generazione. È un modo per mettere il punto e raccontare cosa ha rappresentato questa musica. Non è diretto solo agli adolescenti, ma anche a chi il rock lo conosce bene, un bignami per ricordare chi siamo e da dove veniamo”.