Stellantis e Marelli, in merito a queste vicenda ha voluto esprimere la propria opinione l’attuale numero uno del partito ‘Azione’, Carlo Calenda
Un Carlo Calenda che lancia la sfida nei confronti del presidente della Cgil, Maurizio Landini. L’ex candidato sindaco della Capitale ne ha parlato in una lunga intervista che ha rilasciato al ‘Corriere della Sera‘. Al noto quotidiano il leader di ‘Azione’ ha voluto lanciare una vera e propria sfida nei confronti di Landini. Un confronto televisivo per parlare di quanto accaduto, in quest’ultimo periodo, nelle aziende Stellantis e Marelli. Soprattutto in merito al suo silenzio e di tutto il mondo della sinistra che non ha fiatato su questa vicenda.
Una bordata che, ovviamente, riguarda anche la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein. Non le manda affatto a dire all’italo-svizzera: “E’ andata lì a dire il nulla, perché nessuno di loro è in grado di pronunciare la parola Stellantis per non fare innervosire Elkann e i suoi giornali”.
Sui social si erano diffusi i filmati di Calenda che, una volta arrivato nella sede di Marelli, gli operai che stavano manifestando gli hanno voltato le spalle. Non dando ascolto alle sue parole. In merito a quanto accaduto ha voluto dire la sua: “Il giorno prima la Cgil bolognese ha mandato una circolare in cui invitava tutti gli iscritti a presentarsi ai cancelli per difendere il sindacato, cioè Landini, da Calenda. Cose da stalinismo anni ’50. Si sono presentati in trenta della Fiom.
Quando io sono arrivato loro hanno fatto questa sceneggiata di andarsene ma poi sui social a me sono arrivate decine di messaggi di operai della Marelli che lì davanti non c’erano perché era sabato e l’azienda era chiusa. Gli operai sanno benissimo che non è stato fatto niente per difenderli”.
In conclusione si è soffermato ancora parlando dello stabilimento: “La chiusura è parte del processo di chiusura dell’automotive in Italia. Mi farò fabbrica per fabbrica davanti ai cancelli di Magneti Marelli e di Stellantis per spiegarlo perché non mollo su questo. Il nostro Paese, dopo la guerra, è rinato sull’automotive e adesso non possiamo perdere questo settore in silenzio per fare un favore a Elkann”.