Antonio Tajani in un’intervista a ‘La Stampa’ affronta diversi temi tra cui quello dei migranti e della sentenza de tribunale di Catania. Le sue parole.
Lunga intervista ai microfoni de La Stampa per Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri affronta molti argomenti e tra questi anche la decisione del tribunale di Catania di giudicare illegittimo il decreto sui migranti.
“Il Viminale impugnerà la decisione, ma la giustizia deve essere meno politicizzata – spiega Tajani in questa intervista – purtroppo dietro alcune sentenze continuano ad esserci ideologie. Queste persone vengono da Paesi sicuri e il nostro decreto ha come obiettivo quello di far capire che chi viene in Italia deve seguire delle regole ben chiare. Non si può abusare della pazienza di un Paese. Dobbiamo mandare messaggi dissuasivi a chi vuole utilizzare i trafficanti per arrivare in Italia“. Per il ministro degli Esteri, comunque, la soluzione non è il blocco navale: “Difficilmente avrebbe successo. Servirebbero accordi con gli Stati di origine per i rimpatri“.
Altro tema delicato è sicuramente quello della manovra. “Siamo obbligati a fare debito – sottolinea Tajani – si tratta di una decisione strettamente legata all’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Bce e alla questione Superbonus, gestita malissimo in precedenza“.
“Di certo il taglio del cuneo fiscale resta una priorità – sottolinea ancora il ministro degli Esteri – come come la detassazione di straordinari, premi di produzione e tredicesimi. Togliere le tasse a chi ha almeno tre figli mi sembra anche una buona idea“.
Tajani in questa intervista dice la sua anche sulla vittoria in Slovacchia di Robert Fico e la possibilità di non inviare più armi all’Ucraina: “Non mi sembra una decisione giusta . Le scelte su Kiev devono essere unitarie e non bisogna avere delle spaccatura a livello europo. Abbiamo l’obbligo di sostenerla”.
E sulla fase del conflitto il ministro Tajani non ha dubbi: “Noi continueremo a sostenere l’Ucraina per costruire un esercito in grado di difendersi da solo, ma siamo al lavoro anche per trovare una via per la pace“.