Il 30enne siciliano ha commentato la vittoria di Jannik al torneo di Pechino: “Si vedeva la sua forza, a Bergamo aveva vinto lui…”. Sugli obiettivi personali: “Voglio tornare nel tennis che conta”
Sinner che piega Medvedev in finale. Sinner che sale al numero 4 della classifica Atp. Salvatore Caruso, l’ultimo italiano a battere Jannik, esce dall’allenamento mattutino e ricorda quella vittoria ai microfoni di Tv Play: “Era a Cincinnati, il primo torneo dopo la pausa del Covid. Lui giocava già benissimo”, ha raccontato il tennista siciliano.
Non si fa fatica a immaginarlo: “Quel giorno sembrava un po’ spaesato e sono riuscito a vincere. Ma in realtà mi aveva battuto a Bergamo a inizio anno, e si vedeva quanto fosse diverso dagli altri, soprattutto nell’atteggiamento. Era già molto ‘quadrato’ come giocatore, le qualità si intravedevano”. La scalata è stata verticale nonostante qualche rallentamento dovuto al piano studiato per completare il percorso di crescita: “Oggi è nell’élite del tennis, nella storia in pochissimi possono dire di essere arrivati al numero 4 del ranking. Direi che sta facendo un grandissimo lavoro con l’allenatore Vagnozzi. Ieri abbiamo visto variazioni come il serve and volley e le smorzate, che prima non si vedevano. Qualità su cui ha lavorato, e che Vagnozzi è stato evidentemente bravissimo ad introdurre”.
Caruso, mai banale, affronta l’aspetto economico che attanaglia i tennisti a inizio carriera. Un tema delicato toccato qualche giorno fa anche da Djokovic: “Per un tennista è difficile sobbarcarsi tutte le spese, tra viaggi, vitto ed alloggio. È un tasto dolente per noi, soprattutto per coloro che non giocano nel circuito maggiore stabilmente. A livello Futures e Challenger, poter avere un allenatore, e poter viaggiare con lui, è da considerarsi un lusso. Si cerca di trovare altri modi, a partire dagli sponsor e dalle federazioni che possono aiutare, fino ad arrivare alle competizioni a squadre. Djokovic ha ragione quando si batte per migliorare le condizioni economiche dei tennisti: sono ancora troppo pochi gli atleti che riescono a vivere di tennis”. Nel dettaglio: “Emergere non è semplice nel mondo tennistico. Io sono stato fortunato perché ho incontrato Paolo Canova, il mio allenatore storico. A 17 anni, non potevo permettermi un allenatore come lui. È stato lui a scommettere su di me, a dedicarmi tempo ed energie, e quindi ad aiutarmi anche economicamente. Quanto a me, diciamo che, scegliendo di rimanere in Sicilia, ci sono sicuramente delle difficoltà logistiche. Tornare a casa ad agosto, ad esempio, è costosissimo”.
In carriera ha affrontato Djokovic, recordman nella storia del tennis per numero di Slam conquistati (al momento 24): “Secondo me Nole ha ancora 2-3 anni al top davanti a sé. Ancora oggi riesce a fare la differenza, conserva in maniera splendida il suo fisico a 36 anni. Quando ci ho giocato al Roland Garros è stato particolare, un’emozione bellissima. Lui ti dà la sensazione di essere una macchina: per fargli il punto bisogna essere perfetti, non ti regala mai niente e ti distrugge dal punto di vista mentale. Quando scendi in campo devi pensare sempre, almeno all’1%, di battere l’avversario, anche se questo si chiama Djokovic. Contro di lui ho pensato solo a godermi il momento. La seconda volta, invece, ho pensato a quello che dovevo fare per vincere, e mi sono sentito molto più vicino a lui. Per giocare contro fenomeni del genere, anche l’abitudine può fare la differenza”. Gli obiettivi personali: “Voglio provare a riguadagnare terreno e tornare nel tennis che conta”.