Le parole dell’ambasciatore Haass sull’attacco improvviso ai danni di Israele, ad Ashkelon, nel sud del Paese. “Ora dobbiamo capire il ruolo dell’Iran e che cosa farà Hezbollah”, dice il diplomatico, ipotizzando che gli effetti dell’attacco potrebbero senza dubbio rallentare la normalizzazione con i sauditi. Mentre se la risposta militare israeliana prima o poi dovrà fermarsi, una cosa sembra purtroppo tristemente certa: che i rapporti con il gruppo fondamentalista Hamas non cambieranno.
Tutto riporta infatti alla normalizzazione verso cui il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha spinto negli ultimi anni, in funzione anti-iraniana. Il risultato è stata la marginalizzazione costante della questione palestinese nella politica del Medio Oriente, mentre la Repubblica Islamica continua ad essere inevitabilmente considerata come la principale minaccia.
La guerra tra Israele e Hamas è scoppiata proprio nel momento in cui le speranze di una pace tra Israele e Arabia saudita sembravano crescere. Richard Haass, ambasciatore e presidente emerito del Council on foreign relations, il più influente think tank americano ad occuparsi di relazioni internazionali, nonché consigliere del segretario di Stato Colin Powell durante la prima guerra del Golfo e e prima della guerra in Iraq, intervistato dal Corriere della Sera ha tentato di fare il punto su cosa ora ci si deve attendere dall’aggravarsi del conflitto dovuto all’attacco ai danni di Israele.
Al centro dell’attenzione internazionale il ruolo dell’Iran
“Una delle prime cose che tutti esamineranno ovviamente è il ruolo dell’Iran e sarà da vedere se anche Hezbollah farà qualcosa di simile a ciò che ha fatto Hamas. Quindi, tutti hanno gli occhi puntati sul fronte settentrionale e non solo su Gaza“, ha spiegato Haas, focalizzando quindi l’attenzione sul ruolo di Teheran e sulla possibilità che si tratti del tentativo di ostacolare una normalizzazione con i sauditi.
“Non c’è una miccia precisa, non è una risposta a qualcosa di specifico”, chiarisce infatti l’ambasciatore. “Può essere che Hamas voglia scuotere e destabilizzare lo status quo, può avere a che fare con le rivalità interne nel gruppo di Hamas, può essere perché l’Iran ha spinto perché accada, può essere per interrompere la potenziale normalizzazione delle relazioni tra Israele e Arabia saudita. Potrebbe essere successo per una di queste ragioni, per tutte queste ragioni o nessuna di esse. In breve, non lo sappiamo, non possiamo fare altro che speculazioni”
Ragion per cui, non resta che interrogarsi sulle conseguenze di quanto sta accadendo sulla Striscia di Gaza. “Nel breve periodo, c’è la risposta militare israeliana e ad un certo punto mi aspetto che si fermi, per decisione di Israele e perché i poteri mondiali spingeranno Israele a smettere”, risponde Haas. “Ma non cambierà la realtà tra Israele e Hamas, tra Israele e Gaza. Una delle potenziali conseguenze è un rallentamento della normalizzazione con l’Arabia saudita. Un’altra questione interessante è quale peso avrà nel dibattito sulla democrazia all’interno di Israele: per il momento chiaramente sarà spinto ai margini. Perché la maggior parte degli israeliani dirà: dobbiamo essere uniti, non è il momento che Israele si divida”.