L’italo-americano racconta la sua esperienza: “Ci siamo salvati camminando per 4 ore. Ho perso degli amici, altri sono dispersi. Tornerò nell’esercito“
“Questi di Hamas sono animali, non sono persone con cui puoi parlare o negoziare. Dobbiamo mettere in campo tutta la forza possibile, non c’è altra possibilità“. A parlare e raccontare quegli attimi di terrore vissuti durante il Nova Natura Party, il famoso rave dovei miliziani d Hamas hanno fatto irruzione e ammazzato oltre 200 ragazzi, è Yonathan Diller, un papà americano che ha la mamma italiana, sopravvissuto: “Insieme ad una quindicina di amici siamo arrivati alla festa intorno alle sei del mattino. Ero con Nadav, un mio amico, e siamo andati sul palco principale a ballare. Ricordo che verso le sei e trenta abbiamo visto che albeggiava. Un’immagine bellissima. Durata poco. In cielo sono iniziati a sfrecciare i missili e si è messa in azione la nostra contraerea, “Iron Dome”.
Il suo racconto fatto al quotidiano Libero è agghiacciante: “La polizia ci ha detto di prendere immediatamente le nostre cose, salire velocemente in macchina e allontanarci il più in fretta possibile. Noi a questo siamo abituati, non è la prima volta che arrivano allarmi di attacchi aerei“. L’abitudine e la normalità con la quale parla e racconta degli attacchi con missili, fa quasi paura: “È già capitato che ci arrivassero missili addosso e noi in quel caso sappiamo cosa dobbiamo fare: trovare velocemente un posto dove nasconderci a terra, il più nascosto e più in basso possibile“.
Stavolta nonostante l’abitudine, è apparso decisamente diverso anche a Diller che vive lì: “Nessuno poteva prevedere che sarebbero arrivati terroristi via terra. Era una cosa inimmaginabile. È stato l’inferno. Io e il mio amico appena la polizia ci ha detto di scappare siamo corsi alla macchina e ricordo che c’era un traffico spaventoso. Tremila persone che volevano uscire. Però quelli che sono usciti per primi erano spariti“.
Un inferno racconta Diller il sopravvissuto, soprattutto quando parla di amici suoi e di tanti ragazzi “spariti”, nel senso che nessuno sa dove siano andati: “Spariti perché i terroristi li stavano aspettando lì. E questo io l’ho capito solo più tardi. Al momento l’unico pensiero era scappare più velocemente possibile. Mentre cercavo di allontanarmi con la macchina ho capito che era troppo pericoloso, non potevo stare fermo in coda“.
Un racconto che mette i brividi, e più parla più non si riesce a capire come sia stato possibile tutto quello che è successo: “Ci siamo andati a nascondere vicino ad un fiume e sentivamo gli spari che da lontano si avvicinavano sempre di più e abbiamo visto che sparavano proprio addosso. Puntavano le persone e sparavano. Noi siamo stati nascosti giù in basso per evitare di essere colpiti. Piano piano ci siamo diretti verso Est. Abbiamo camminato per quattro ore senza acqua, senza cibo, con le batterie del telefono scariche. Tante persone sono rimaste indietro e non ce l’hanno fatta. Sono state colpite e sono state ammazzate o rapite”.
Yonathan Miller ha perso tanti amici e alcuni non sa dove siano tuttora: “Alcuni sono morti ed altri ancora non sappiamo che fine abbiano fatto. Non sappiamo dove sono. Portavano via le ragazze. Quelle che non ammazzavano subito le portavano via. Poi abbiamo capito perché”. Il motivo? “Un’amica mi ha detto di aver sentito due terroristi parlare fra loro in arabo e dirsi “ho ammazzato tutte quelle brutte, quelle belle te le ho tenute così ti ci puoi divertire…”.