L’inchiesta della Procura di Torino sul calcio scommesse è solo agli inizi e vede indagati alcuni calciatori per esercizio abusivo di attività di gioco e scommessa.
Si tratta di Nicolò Zaniolo, 24 anni, dell’Aston Villa, Nicolò Fagioli, 22 anni, della Juventus, e Sandro Tonali, 23 anni, del NewCastle Utd. Zaniolo e Tonioli fanno parte anche della Nazionale italiana.
Se le accuse venissero confermate nel corso dell’iter giudiziario, avrebbero scommesso su piattaforme illegali. Ci siamo chiesti cosa spinga un calciatore giovanissimo e milionario ad avvicinarsi al mondo delle scommesse.
Daniele Acampora, presidente della Fondazione Exodus ’94 e consigliere nazionale della Consulta Antiusura, in esclusiva ai nostri microfoni analizza il fenomeno della ludopatia.
Presidente, le colpe di questi calciatori verranno stabilite nelle aule di tribunale. Ma è un fenomeno diffuso?
“Il fatturato 2022 ufficiale del gioco d’azzardo è 140 miliardi, la più grande azienda italiana. Non mi stupisce che giovani che hanno anche possibilità economica e vivono un un mondo che è una bolla, abbiano queste abitudini. Non bisogna andare in Serie A, il problema esiste anche in quelle minori, anzi forse in Serie B c’è abbondantemente proprio perché ci sono meno controlli. La cosa drammatica è che sono giovanissimi: vivono in una bolla e non hanno minimamente la cognizione di quello che fanno, perché non vivono il problema economico. Quindi non si tratta solo di soldi”;
Di cosa si tratta, allora?
“Il gioco è sempre una deriva di qualcosa che manca. La macchinetta compensa delle mancanze. La problematica non riguarda solo i calciatori. Se il fatturato è quello che le ho detto, è un problema: si tratta di un’azienda che produce danni ai cittadini”;
Perché le persone si avvicinano al gioco d’azzardo fino a sviluppare ludopatia?
“È difficile trovare una sola motivazione, sono tantissime e partono dalla più banale come avere soldi facili, a cercare di riparare a situazioni economiche difficili, fino alla noia e al passatempo. Nel gruppo di ludopatia che abbiamo in Fondazione ci sono persone appartenenti a ceti sociali vari. Il problema riguarda tutti, indipendentemente dall’età e dalla classe”;
Ci sono più giovani o adulti affetti da ludopatia?
“Il giovane che è nato quando il gioco online già esisteva, è più portato di un adulto. Ma esistono anche casi di pensionati ludopatici che giocano la pensione alle macchinette. Il rapporto col gioco sta cambiando: il 60% del fatturato arriva dalle piattaforme online, sulla quali si perde tantissimo e con una velocità impressionante, con un semplice clic sullo sartphone”;
Come aiutate i ludopatici a guarire?
“Seguiamo il percorso del mutuo aiuto come con gli alcolisti anonimi. Abbiamo avuto anche dei risultati, ma ci spaventa il numero di persone che si sono rivolte a noi”;
Un costo sociale alto.
“Su 140 miliardo, lo Stato italiano ne guadagna 10. In percentuale è anche poco. Ma appunto, qual ì il costo sociale di tutto questo? Forse il problema non viene affrontato perché non ci sono morti? Ora la ludopatia è considerata una dipendenza alla pari delle droghe e dell’alcol, quindi è entrata nel sistema sanitario. Ma c’è ancora tantissimo da fare”;
Ovviamente sta parlando del gioco d’azzardo legale.
“Certo, mi riferisco all’attività del gioco d’azzardo legale. Poi a questi 140 miliardi che ho citato, dobbiamo aggiungere almeno un 30% che è illegale. Per non parlare della criminalità che c’è dietro e del problema dell’usura che può essere conseguente alla ludopatia. Chiaramente questo non è un problema che riguarda i calciatori, ma riguarda sicuramente la stragrande maggioranza degli italiani”;
Ma perché un calciatore giovane e milionario dovrebbe avvicinarsi ai siti di scommesse illegali?
“Non mi è mai capitato il caso di un calciatore di Serie A. Ma so per certo che nelle serie minori in molti casi si avvicinano alle scommesse perché sono attratti dalla bella vita. La cosa assurda è che poi le maggiori società di scommesse sportive finanziano il calcio: di questo non si parla mai.
Il gioco d’azzardo legale andrebbe normato in modo differente?
“Chiaramente sì. Lo Stato dovrebbe smettere di fare cassa sul gioco d’azzardo. In occasione di ogni emergenza è stato approvato un decreto ad hoc per trovare fondi anche col gioco d’azzardo. È stato fatto con l’alluvione in Emilia-Romagna e prima ancora con il terremoto de L’Aquila. E la cosa più assurda è che è stato fatto anche per finanziare la cultura: vogliamo impoverire culturalmente le persone con il gioco d’azzardo per finanziare la cultura italiana. È ipocrita. Tuttavia è difficile contrastare un fenomeno quando lo Stato – che dovrebbe essere un padre che lo guida – lo spinge”.